“Se Dio è un essere supremo che chiede sacrifici in cambio di favori, ne consegue che noi tutti siamo in competizione, siamo in guerra gli uni gli altri, per catturare la benevolenza di Dio e garantirci i suoi favori. Ma se Dio è Padre di tutti, ne consegue che noi siamo tutti fratelli. In questa consiste la rivoluzione cristiana: la rivelazione di un volto di Dio che è Padre di tutti.”
Commento al vangelo della V Domenica di Quaresima Anno B
Leggi le letture della messa QUI.
*
“Verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore.”
La differenza fra i culti pagani e la via che Gesù rivela al mondo sta nel fatto che, le divinità pagane erano concepite come esseri potenti. Il culto a loro consisteva nel fare sacrifici per ottenere da questa o quella divinità benefici e favori.
Gesù rivolta questa visione e instaura un nuovo rapporto con Dio. Il Dio di Gesù Cristo non è un “potente” dal quale implorare favori, sebbene egli sia l’Onnipotente che ha creato tutto ciò che esiste. Dio non vuole con l’umanità un rapporto di sudditanza verso una divinità potente ma un rapporto tra un Padre e i suoi figli.
Questo rapporto è nuovo. La vera rivoluzione che vede un mondo totalmente nuovo è quella cristiana perché, a partire da una relazione personale, intima e fondata sull’amore, con Dio, deriva una visione dell’umanità stessa intesa come fraternità di tutti, dove i rapporti non sono più di prepotenza e convenienza ma di amore nella fraternità. Se Dio è un essere supremo che chiede sacrifici in cambio di favori, ne consegue che noi tutti siamo in competizione, siamo in guerra gli uni gli altri, per catturare la benevolenza di Dio e garantirci i suoi favori. Ma se Dio è Padre di tutti, ne consegue che noi siamo tutti fratelli.
È la Chiesa, nell’intento di Gesù, il luogo dove la novità dei rapporti tra fratelli e sorelle credenti e con Dio si manifestano come esempio e modello per un mondo nuovo. Purtroppo, in questo tempo di grandi sconvolgimenti, assistiamo a una scomparsa della Chiesa dalla vita pubblica. Non siamo un esempio desiderabile e credibile, in quanto comunità che vive la fraternità, davanti al mondo. Saremo buoni cristiani a livello individuale… ma è più probabile che viviamo anche noi in competizione e in guerra gli uni gli altri. Eppure, chiamiamo Dio Padre. Ma non siamo disposti a chiamarci fratelli.
Nell’esempio di chicco di grano che deve morire, seppellito dalla terra, per dare nuova vita, vi è una rivelazione che ha molteplici risvolti: Gesù è il seme che morirà per tutti e risorgerà, aprendo le porte della vita eterna a tutti color che crederanno nel suo nome. Questo è l’annuncio.
Allo stesso tempo l’esempio del seme che muore indica una dinamica della vita, dove ognuno di noi è chiamato a morire al peccato, a qualunque visione della vita che non onora Dio e a uno stile di vita che non è fondato sulla fraternità.
Tutti noi, come Chiesa e come umanità, dobbiamo morire a ciò che sta lasciando che questo mondo diventi sempre più un inferno e rinascere con la forza del Cristo risorto che fa nuove tutte le cose. Allora finiranno le guerre, la fame e la povertà.
Nessun commento pubblicato