“Il passato come profezia. Il presente come tempo di testimonianza. Il futuro come attesa. La speranza cristiana e la vigilanza interiore“.
Commento al vangelo della I Domenica d’Avvento – Anno C
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Questa prima domenica di Avvento, che coincide anche con l’inizio di un nuovo anno liturgico, ci introduce dentro una riflessione sulla visione cristiana del tempo. Cosa vuol dire?
Siamo cristiani. Per noi il tempo non è una ruota che gira e ritorna eternamente su sé stessa. Anche se ogni anno il calendario ci ripresenta gli stessi misteri della fede (Pasqua, Natale, ecc.), il tempo non è come uno stagno, dove le acque non si muovono e tutto rimane uguale. Piuttosto, il tempo è come un fiume. Le acque hanno una direzione, trascinate da una grande forza che le spinge verso il mare. Quel flusso d’acqua, contrariamente allo stagno, movimento, purificazione, rigenerazione, è mosso da un’energia di vita e che crea condizioni per la vita nuova e da nutrimento alle coltivazioni. Il fiume si spinge sempre in avanti, mai indietro e mai in direzione casuale, e ha un traguardo.
Così è il tempo. Le stagioni si ripetono ogni anno ma noi cambiamo, non siamo uguali all’anno prima. Anche noi siamo spinti in avanti dalla forza della vita, verso nuovi traguardi.
Nel cammino della nostra vita noi abbiamo bisogno di spingere il nostro sguardo oltre tutto ciò che è visibile e materiale. Dentro di noi c’è una grande domanda che ci spinge a cercare e a camminare verso una luce che vogliamo splenda oltre la barriera della morte: “è possibile che questo, tutto ciò che tocchiamo e che vediamo, e che un giorno morirà, sia tutto ciò che esiste? Può essere che non ci sia altro?”
La fede nella quale siamo stati battezzati ci ricorda che Dio è al di sopra del tempo e di tutto, è entrato nella vita del mondo, si è incarnato, è nato come uomo. La stessa fede ci ricorda che, così come Dio è venuto una volta, nella nostra carne, allo stesso modo verrà, alla fine dei tempi, per dare compimento a tutto ciò che esiste e regnare in eterno.
È a questa ultima venuta che l’Avvento ci chiede di guardare. Fra un mese celebreremo la prima venuta del Figlio di Dio, nato nel grembo di Maria. Il Natale ci ricorda che la sua prima venuta è preannuncio dell’ultima. In noi è stata messa quell’energia che ci spinge ad attendere questa venuta.
Quell’ultima venuta è ciò che dà senso alla croce di Gesù e alla nostra, alle fatiche e alle pene della vita. È ciò per cui viviamo. Senza questa promessa nulla avrebbe senso: il dolore, la sofferenza, la morte. Noi non siamo cristiani solo per obbedire a dei comandi e divieti. Noi annunciamo la morte del Signore e proclamiamo la sua risurrezione in attesa della sua ultima venuta.
Come cristiani, noi crediamo che Dio è sempre fedele alle sue promesse. E mentre noi camminiamo tra tante prove, siamo rafforzati dalle parole più consolanti di questa promessa: “Alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.
Buon cammino d’Avvento.
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