Quando Benedetto XVI rispose a sette domande in diretta TV rivoltegli da persone dei vari continenti

Sette domande su Dio, sul dolore, sull’anima, su Gesù…. Per la prima volta nella storia, un pontefice ha scelto di rispondere ad alcune domande in una trasmissione televisiva.

Il 22 aprile 2011, per la prima volta nella storia, il Papa ha partecipato ad una trasmissione televisiva. Nel programma “A Sua Immagine – Speciale Venerdì Santo”, in onda su Rai Uno, Benedetto XVI ha risposto a sette domande, che gli sono arrivate da Giappone, Costa d’Avorio, Iraq, Italia.

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A volte, fra le distrazioni della vita, la nostra coscienza riesce a portarci alle radici delle grandi domande che albergano nel profondo del cuore di ogni persona, e a farci esprimere qualcuna di esse che arriva alla superficie della nostra anima con maggiore chiarezza. E allora sospendiamo per un attimo le nostre faccende, guardiamo al mistero della vita e lasciamo che quelle domande vengano fuori. E poi speriamo che qualcuno possa darcene la risposta. Sappiamo che la fede ci aiuta ad affrontare queste domande, e a volte ha anche risposte chiare, ma il più delle volte le domande riguardano il mistero della vita e non vi sono risposte immediate e definitive. La risposta è la fede. Non la fede che annulla lo spirito di ricerca e si trincera dietro quella che spesso è l’arroganza delle certezze assolute, ma la fede umile che, mentre lascia aperta la domanda, accende nel cuore il desiderio di andare alla ricerca della risposta. La fede ci dice che tale risposta è in Dio, e allora il nostro cuore è attratto dalla sorgente che è Dio. Ma non bisogna cadere nell’errore che Dio da la risposta materiale a tutte le domande, né farlo credere. Spesso sentiamo dire che “Dio è la risposta a tutte le tue domande”. Mentre sappiamo che, nella fede, Egli lo è, non possiamo usare quesat risposta per chiudere la faticosa ricerca dell’animo tormentato in cerca di risposte, come se, poiché vive nel dubbio, vive nel peccato. Se questo è l’approccio, allora un vero credente non può che reagire dicendo che Dio non è una equazione matematica o un algoritmo che, applicato, produce in sé la risposta razionale a tutte le nostre domande. Anzi, nel cammino della vita è molto più affascinante la scoperta che la pretesa del possesso della risposta. E Dio è contemplato come un mistero di amore che, nel suo profondo, porta tutte le risposte che tormentano l’uomo dal giorno in cui è stato creato. (E.C.)

(I testi che seguono sono tratti dall’agenzia di stampa SIR – http://www.agensir.it/pls/sir/v3_s2doc_a.a_autentication?target=3&tema=Anticipazioni&oggetto=215398&rifi=guest&rifp=guest. I video sono tratti dalla trasmissione “A Sua Immagine”, del 22 aprile 2011)

Prima domanda. Progetto d’amore. “Perché voi dovete soffrire tanto, mentre altri vivono in comodità? E non abbiamo le risposte, ma sappiamo che Gesù ha sofferto come voi, innocente, che il Dio vero, che si mostra in Gesù, sta dalla vostra parte”. Lo ha detto Benedetto XVI, rispondendo alla domanda di Elena, una bambina giapponese di sette anni, sul terremoto che ha colpito il Giappone. È molto importante capire che “Dio sta dalla vostra parte” e che “nel mondo, nell’universo, tanti sono con voi, pensano a voi, fanno per quanto possono qualcosa per voi, per aiutarvi. Ed essere consapevoli che, un giorno, io capirò che questa sofferenza non era vuota, non era invano, ma che dietro di essa c’è un progetto buono, un progetto di amore”.

 

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Seconda domanda. L’anima c’è. “Certamente l’anima è ancora presente nel corpo. La situazione, forse, è come quella di una chitarra le cui corde sono spezzate, così non si possono suonare. Così anche lo strumento del corpo è fragile, è vulnerabile, e l’anima non può suonare, per così dire, ma rimane presente”. Ha risposto così Benedetto XVI alla domanda di una donna italiana, madre di un figlio in stato vegetativo dalla Pasqua del 2009, che chiede se l’anima abbia abbandonato il corpo del figlio. “Sono anche sicuro – ha chiarito il Papa – che quest’anima nascosta sente in profondità il vostro amore, anche se non capisce i dettagli, le parole”, “perciò questa vostra presenza, cari genitori, cara mamma, accanto a lui, ore ed ore ogni giorno, è un atto vero di amore di grande valore, perché questa presenza entra nella profondità di quest’anima nascosta”.

 

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Terza domanda. Una storia comune. “Prego ogni giorno per i cristiani in Iraq”. Lo ha detto Benedetto XVI, rispondendo alla domanda rivolta da giovani di Baghdad, che chiedono come convincere i cristiani perseguitati a non emigrare. Per il Papa, occorre fare “il possibile perché possano rimanere, perché possano resistere alla tentazione di migrare”. La Santa Sede “è in permanente contatto con le diverse comunità, non solo con le comunità cattoliche, con le altre comunità cristiane, ma anche con i fratelli musulmani, sia sciiti, sia sunniti. E vogliamo fare un lavoro di riconciliazione, di comprensione, anche con il governo, aiutarlo in questo cammino difficile di ricomporre una società lacerata. Perché questo è il problema, che la società è profondamente divisa”. Si deve ricostruire la “consapevolezza” che, nella diversità, c’è “una storia in comune”.

 

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Quarta domanda. Rinunciare alla violenza. Rispondendo a Bintù, una donna musulmana della Costa d’Avorio, che chiede un consiglio per il suo Paese, il Papa ha invitato a tutte le parti “a rinunciare alla violenza, a cercare le vie della pace. Non potete servire la ricomposizione del vostro popolo con mezzi di violenza, anche se pensate di avere ragione. L’unica via è rinunciare alla violenza, ricominciare con il dialogo, con tentativi di trovare insieme la pace, con la nuova attenzione l’uno per l’altro, con la nuova disponibilità ad aprirsi l’uno all’altro”.

 

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Quinta domanda. Redenzione per tutti. La discesa dell’anima di Gesù “è un viaggio dell’anima”, infatti la sua anima “è sempre in contatto con il Padre, ma nello stesso tempo quest’anima umana si estende fino agli ultimi confini dell’essere umano. In questo senso va in profondità, va ai perduti”. Lo ha spiegato il Pontefice, rispondendo a una domanda se come Gesù, dopo la morte, anche a noi discenderemo agli Inferi, prima di salire al Cielo. Questa parola della discesa del Signore agli Inferi “vuol soprattutto dire che anche il passato è raggiunto da Gesù, che l’efficacia della Redenzione non comincia nell’anno zero o trenta, ma va anche al passato, abbraccia il passato, tutti gli uomini di tutti i tempi”.

 

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Sesta domanda. La materia e l’eternità. “Non possiamo definire il corpo glorioso perché sta oltre le nostre esperienze”, ma Gesù ci ha dato dei segni per capire “in quale direzione dobbiamo cercare questa realtà”. Lo ha affermato Benedetto XVI, rispondendo ad una domanda su cosa significa che dopo la Risurrezione il corpo di Cristo è glorioso. “Gesù non ha lasciato il suo corpo alla corruzione, ci ha mostrato che anche la materia è destinata all’eternità, che realmente è risorto, che non rimane una cosa perduta”, ha evidenziato il Papa. Quindi “c’è una condizione nuova, diversa, che noi non conosciamo, ma che si mostra” in Gesù ed “è la grande promessa per noi tutti che c’è un mondo nuovo, una vita nuova, verso la quale noi siamo in cammino”. Gesù “è un vero uomo, non un fantasma, che vive una vera vita, ma una vita nuova che non è più sottomessa alla morte e che è la nostra grande promessa”.

 

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Settima domanda. Maria. L’ultima domanda al Papa è stata su Maria, sotto la croce, affidata da Gesù a Giovanni. “Gesù – ha chiarito – affida tutti noi, tutta la Chiesa, tutti i discepoli futuri, alla madre e la madre a noi”. E d’altra parte “la Madre è immagine della Chiesa, della Madre Chiesa, e affidandoci a Maria dobbiamo anche affidarci alla Chiesa”.

 

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