EGITTO: L’Europa è l’unica speranza
SÜDDEUTSCHE ZEITUNG MONACO
Di fronte alla violenza e alla svolta autoritaria dei militari l’Ue appare di nuovo impotente, ma è l’unico modello che possa guidare gli egiziani nella costruzione della democrazia.
Non è emerso alcun video né fotografia della visita di Lady Ashton [il 30 luglio] a Mohamed Morsi, prigioniero dei generali egiziani. Tuttavia il tentativo disperato di mediazione dell’alta rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri ha fatto molta impressione. Per avere la possibilità di vedere Morsi e di modificare la sua posizione, tre settimane fa colei che rappresenta 570 milioni di europei è salita su un elicottero per una destinazione sconosciuta e si è piegata alle condizioni del nuovo regime.
Oggi, dopo che la , l’Unione europea rimane indispensabile come guida verso un regime politico moderno.
Scossi dalla crisi dell’euro e traumatizzati dalla visione di un Medio Oriente a ferro e fuoco, gli europei si sono abituati ad analizzare le cose con un certo distacco, cosa che finisce per sottolineare le loro debolezze, come ha dimostrato: una rappresentante degli esteri con le sue visite segrete e con delle idee poco chiare, un nuovo servizio per l’azione esterna che delude le aspettative e dei governi nazionali che difendono i loro interessi – talvolta senza scrupoli, come gli inglesi e i francesi, talvolta con zelo e precipitazione, come la Germania con il suo ministro degli esteri. E a tutto ciò bisogna aggiungere una forza militare inesistente.
Ma tutto questo può essere relativizzato, come dimostra l’esempio americano. Oggi come oggi la forza non permette di ottenere molto da un mondo arabo in crisi. E il fatto che sia collegiale non salva la politica estera dalla confusione – come ha dimostrato il ministro degli esteri americano John Kerry, quando ha dichiarato che il golpe egiziano era frutto della volontà del popolo. Attualmente gli unici che possono mostrarsi determinati sono coloro che non hanno alcun problema con la violenza, almeno fino a quando quest’ultima favorirà i loro interessi nella regione (ancora una volta i sauditi).
Il valore della credibilità
È la credibilità dell’Ue che può renderla efficace, se riuscirà a darsi i mezzi per agire. Una credibilità che deriva per esempio dal fatto che l’Europa non persegue degli interessi “nazionali”. L’interesse europeo dovrà essere negoziato. In particolare nel caso dell’Egitto l’indignazione legittima contro la presa del potere da parte dell’esercito e la repressione sanguinosa dei movimenti di protesta deve essere controbilanciata dal desiderio – altrettanto legittimo – di non far diventare la situazione ancora più caotica. Un desiderio che manifestano soprattutto i paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo. Nel peggiore dei casi le divergenze porteranno a un’impasse, nel migliore obbligheranno ad adottare una posizione ragionevole e credibile.
Per ora la cosa più ragionevole sembra essere non prendere posizione. Del resto, tenuto conto degli errori commessi da quasi tutti gli attori al Cairo, sarebbe difficile scegliere uno schieramento. Questo però non significa che bisogna accettare il regime dispotico che si è insediato in Egitto con il consenso di una parte della popolazione. La cancelliera Angela Merkel e il ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle hanno già preso posizione. Sarebbe assurdo dare al nuovo regime dei fondi che erano destinati a instaurare una nuova democrazia. Soprattutto se servono solo a importare armi.
Di fronte al trauma provocato da una catastrofe che non ha potuto essere evitata, l’Ue non può rifugiarsi oggi nel pragmatismo. La credibilità in politica estera è una qualità preziosa, perché molto lenta a far maturare. Senza di essa l’Unione non arriverà a nulla in Egitto.
Traduzione di Andrea De Ritis
fonte: http://www.presseurop.eu/it/content/article/4074651-l-europa-e-l-unica-speranza
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