“Al male bisogna reagire con sapienza“
E. Caruso
“La zizzania è una pianta diabolica. Nel vangelo è un simbolo del male. A distanza, si mimetizza perfettamente con le piante di grano ma le sue radici si avvinghiano a quelle del grano, le stritolano fino a soffocarle a morte. Il bisturi che serve per separare chirurgicamente la zizzania dal grano è l’amore paziente di Dio per la sua messe”.
E. Caruso
Commento al vangelo della XVI domenica del Tempo Ordinario Anno A
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Nei vasti campi della semina del mondo è normale che si sviluppino resistenze, ostacoli e anche veri atti di sabotaggio, come Gesù narra nel vangelo della zizzania.
Gli ostacoli che possono affacciarsi possono dipendere, a seconda dei contesti e delle situazioni, dall’indifferenza generale verso il vangelo o verso qualsiasi visione religiosa della vita, dalla corruzione morale generalizzata e ormai accettata come parte del costume sociale, nelle recenti ideologie che stanno pianificando un nuovo umanesimo che prevede esplicitamente la rimozione di ogni riferimento all’idea stessa di Dio dalla vita e dalla cultura e da una debole o cattiva testimonianza dei cristiani.
Per questo il vangelo odierno continua a sottolineare quanto sia fondamentale la fiducia in Dio, la necessità della perseveranza e perfino della caparbietà, sia perché noi siamo, su mandato di Dio, seminatori della Parola, sia perché siamo allo stesso tempo, insieme al mondo, il terreno sul quale Lui getta il seme della sua Parola.
Per comprendere la parabola di oggi è importante capire il significato che Gesù dà alla zizzania: “i figli del maligno”.
La zizzania non sono “dicerie, maldicenze, pettegolezzi”. Sono persone concrete, figli di Dio, deviati dal maligno, portati a vivere in aperta negazione del vangelo fino a essere una minaccia alla semina operata da Dio e dai suoi operai.
Questa è interpretazione di Gesù stesso. E l’immagine non è scelta a caso. La zizzania è una pianta «diabolica». Bisogna individuarla da vicino perché si mimetizza con il grano al punto da confondersi con essa da uno sguardo a distanza. Una volta cresciuta intreccia le sue radici con quelle del grano e le stritola, al punto che tentare di sradicarla significherebbe portar via anche il grano buono.
Davanti all’opera del maligno non bisogna agire d’impulso. Se si operasse con la logica dello sradicamento, si farebbe il gioco del maligno, il quale vuole la totale distruzione della messe. L’opera di separazione del bene dal male è un’azione chirurgica. Il bisturi e gli altri strumenti per attuare quest’intervento sono la pazienza, la saggezza, la temperanza, la prudenza e l’amore stesso di Dio per la sua messe.
Quest’atto chirurgico serve a salvare, non a distruggere. Il cristiano è colui che non si arrende al male ma sa agire secondo lo sguardo sapiente di Dio.
Al male bisogna sempre reagire con sapienza.
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