“Cristo è re. Ma il suo Regno non è di questo mondo. La legge fondamentale del suo Regno è l’amore e il servizio, un servizio reso visibile nel gesto della lavanda dei piedi e sulla croce. Se. Dunque, regniamo con Cristo, siamo, con Cristo e in Cristo, servi gli degli altri e tutti quanti servi dell’avvento definitivo del Regno“.
Commento al Vangelo della Domenica di Cristo Re – Anno A
Ascolta il vangelo in formato audio QUI.
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PRIMA RIFLESSIONE
Omelia Cristo Re 2023 – Anno A
Il vangelo ci parla di un giudizio universale.
Non è una favola per farci spaventare, cosicché facciamo quello che vuole Dio mossi dalla paura. Anche il giudizio universale sarà giorno di misericordia, oltre che di giustizia.
Se avremo vissuto la nostra vita secondo il vangelo non abbiamo nulla da temere.
Non ci verrà chiesto chi NON abbiamo ammazzato e a chi NON abbiamo rubato né sé ci siamo comportati bene, perché questo lo dobbiamo in quanto esseri umani.
Ci verrà chiesto se siamo vissuti secondo il comandamento dell’amore, riconoscendo Cristo come Signore.
Cristo e Re. La sua regalità è opposta a quella del mondo. Non consiste nell’esercizio di un potere ma nell’abbassarsi e nel servizio. Quale servizio? Quello alla volontà del Padre. E la volontà del Padre è che il Figlio dia la vita in sacrificio per la salvezza del mondo.
Noi, nel battesimo, siamo stati resi partecipi della regalità di Cristo, mediante l’unzione, col sacro crisma, sulla fronte. Noi esercitiamo questa regalità nell’abbassamento da ogni forma di potere che umilia e con la santificazione del mondo e l’affermazione del Regno di Dio nei cuori e nella storia dei mondo.
Se regniamo con Cristo, serviamo, con lui, e come lui.
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SECONDA RIFLESSIONE
Col vangelo di oggi, che annuncia il giudizio universale, nasce una domanda: in un mondo dove tutti sono giudici tutti, avvocati difensori di se stessi che si auto-assolvono sempre per non aver commesso il fatto, e quanto più grande la colpa tanto più grande è l’auto-assoluzione, dove il valore dell’altro è misurato in base a quanto è disposto a mettersi in ginocchio e rendersi schiavo, il dialogo è manipolato, la ricerca comune la verità una barzelletta, dove le vie del confronto sono segnate dalla violenza e dall’intimidazione… In una società dove il peccato è diventato un vanto e la trasgressione celebrata come libertà… In un mondo dove si ha l’impressione che tutti si turano le orecchie per non ascoltare il vangelo (ma è proprio vero? O forse, a volte, per non sentire annunciatori non credibili?) ci chiediamo: cosa possiamo fare? Cosa possiamo dire per far scoprire alle persone la bellezza della vita cristiana? E come comunicarlo? Abbiamo davvero fallito, noi cristiani, nella nostra missione? Quale sarà il giudizio per noi? Ci sarà perdono per tutte le preghiere fatte dove abbiamo pensato solo ai nostri interessi e mai agli altri?
Sappiamo che un giudizio ci sarà. E la domanda non sarà: quanta gente non hai ammazzato o a quanti non hai rubato. Il metro con cui saremo giudicati sarà l’amore con cui avremo vissuto la nostra vita. Il resto sarà fumo. Non scoraggiamoci. Ci sarà perdono per chi avrà imparato ad amare anche all’ultima ora, perché Dio è grande. Ma chi avrà vissuto senza amore, nel disprezzo di Dio e degli uomini, non entrerà nel Regno dei cieli. Qui le regole le detta Gesù. Lui è il Re. E noi partecipiamo alla sua regalità solo nella misura in cui siamo disposti a servire.
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