“Gesù nasce nella logica dell’Incarnazione, piccolo e debole e non secondo la logica della prestazione, dove prevalgono i rapporti di forza. E tu, in quale Dio credi? In quello dell’Incarnazione o in quello della prestazione“?
cfr. Papa Francesco
Omelia Veglia di Natale 2023
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Carissimi,
in questa notte, esattamente 800 anni fa, San Francesco, desideroso di vivere la notte di Natale nel modo più vicino a come lo vissero Giuseppe e Maria, chiese al signore di Greccio di costruire una capanna dentro una grotta, con dentro una mangiatoia e solo due animali: un bue e un asino. Non vi era neanche una statua del Bambino Gesù.
Francesco ottenne che si celebrasse anche una veglia in quella capanna, non potendo lui presiederla, perché non era prete. La notizia si sparse negli abitati vicini e, all’improvviso, nel cuore della notte, dai boschi circostanti cominciarono a materializzarsi delle luci. Erano le torce dei contadini e dei ricchi nobili che si stavano recando a vedere Francesco. Non avevano idea che stavano assistendo alla prima rappresentazione sacra, di non teatrale, della natività. Fu il primo presepe vivente della storia.
Per tutta la notte la gente andava e veniva, pregava e cantava inni mentre regnava un silenzio arcano, mistico, che conduceva fuori dalle dimensioni dello spazio e del tempo. Sembrava che l’intera volta celeste, con la luce delle sue stelle, avesse deciso di entrare dentro quel presepe. Fu quanto bastò per restituire al Natale la pienezza di quella umanità nella quale nasceva l’Unigenito Figlio di Dio.
In questo mese, abbiamo riempito il tempo e lo spazio di molte cose. In questo tempo si sovrappongono diverse versioni e, soprattutto, diverse visioni sul Natale. C’è il Natale del consumismo e dei suoi templi sacri. Ci sono i villaggi di Natale con gli stand e le loro sagre e degustazioni per promuovere i prodotti locali. C’è il Natale dei cartelloni pieni a tappo dei comuni, delle parrocchie e delle associazioni con le loro iniziative, i concerti e le recite.
Ma non siamo troppo severi con noi stessi. A parte la caduta nel vuoto del consumismo “tarlo dell’anima”, sappiamo bene che abbiamo bisogno un po’ di tutte queste cose, perché la vita non si può ridurre a qualcosa di grigio e piatto, pieno solo di ansie e preoccupazioni e senza colori, senza luci e senza socialità. La socialità è uno dei valori più vissuti in questo periodo.
E, iper-consumismo a parte, vi pare poco che un commerciante in difficoltà possa contare su queste poche settimane nella speranza ridare ossigeno a un bilancio sofferente, dopo un anno di lavoro e di sacrifici? Gesù nasce anche per questo.
Ora, però, abbiamo bisogno di silenzio, del silenzio di quella notte di Greccio, per contemplare quelle luci che emergono dai boschi e si infittiscono fino a illuminare di luce divina la grotta.Ora, però, dobbiamo ritornare a quel silenzio, del silenzio di quella notte di Greccio, perché è nei silenzio di un grembo che cresce la vita nuova. È nel silenzio che possiamo guarire dall’intossicazione dell’anima per eccesso di classe.
Abbiamo bisogno di silenzio per adorare il mistero sublime di quella notte a Betlemme e di tutte le Betlemme del mondo, dove il Figlio di Dio continua a nascere povero, nudo, al freddo e sotto la devastazione delle bombe.
Restiamo in questo silenzio per lui, per tutti coloro che soffrono. E sia la pace del Signore su tutti voi, nelle vostre case, nella nostra cittadina e nel mondo intero.
Amen
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