(Prime riflessioni per il nuovo anno)
È inutile girarci intorno. Il tempo che scorre non è una roulotte russa. Molto di quello che sarà quest’anno dipenderà da quello che noi (noi inteso come totalità dei genere umano, con particolare riferimento a chi controlla il potere mondiale), vogliamo che sia.
Il tempo è come un vaso. Ci può essere data dalla vita della creta di scarsa qualità. E questa è la parte che supera le nostre responsabilità, simbolo di ciò che del tempo noi non possiamo controllare (d’accordo, non possiamo fare nulla davanti a un terremoto o a un vulcano che esplode, ma fino a che punto il Covid-19 oppure un alluvione assassino siano pura e totale casualità?).
Sono le nostre mani a plasmare il tempo e le situazioni, a plasmare la guerra o la pace, la fame o la prosperità. Siamo noi a scegliere se rimanere incatenati a vecchi e logori odi oppure scegliere di andare oltre e abbandonare vecchi rancori e regalarci un po’ di serenità.
Un cadavere di un uomo è stato trovato, alle spalle del palco del concerto di Capodanno in piazza del Plebiscito a Napoli. E’ morto a qualche metro dalla folla, per cause probabilmente naturali. Dai primi accertamenti, è emerso che dovrebbe trattarsi di un clochard di origini asiatiche, probabilmente morto di stenti nel corso della notte, proprio durante il concertone.
Forse, qui, un moralismo comodo e accusatorio si pulirebbe la coscienza, dicendo che il clochard è morto in mezzo alla totale indifferenza di migliaia che festeggiavano il capo d’anno. La verità solo pochissime persone si saranno accorte della sua presenza, ammetto che avevano accesso allo spazio dietro al palco
Non me la sento di fare accuse. Che un senzatetto muoia di stenti è una tragedia imperdonabile in sé stessa, non perché avvenuto dietro il palco di un mega spettacolo.
Né possiamo puntare il dito contro chi, in un mondo sempre più de-umanizzato, trova nei momenti di festa l’occasione per dimenticare i guai della vita e godere della consapevolezza dell’esistere in questo momento dell’evolversi dell’universo.
Bene altra cosa è la cattiveria dell’indifferenza, che si infastidisce per la presenza di un cadavere (ricordate il caso del cliente morto in un bar e chiuso nel bagno per timore che i clienti andassero via?)
Però possiamo riflettere. Possiamo chiederci quale 2024 vogliamo e possiamo cominciare ad essere più attenti e fare scelte più umane, meno egoiste, meno dettate dai rancori. E possiamo cominciare a plasmare la creta che la vita ci ha messo a disposizione per dare forma a questo nuovo anno, mettendoci il meglio delle nostre energie e volontà per mondo migliore, a partire dai nostri quartieri
Forse non avremo il potere (ancora) di fermare le guerre. Ma forse potremo salvare una sola, oppure 100 vite umane dimenticate dentro la globalizzazione dell’indifferenza. E se abbiano salvato una vita, per quella vita abbiamo salvato il mondo.
Forse possiamo lasciare andare le ragioni compulsive che ci rendono nemici e cominciare a capire che siamo davvero sulla stessa barca e sullo stesso pianeta, che è l’unica casa che abbiamo. E dobbiamo condividerla.
L’invito è di non scoraggiarsi. Ma anche di non irritarsi davanti alla voce della coscienza. C’è molto che possiamo fare e il mondo è un posto meraviglioso. Il 2024 sarà con probabilità un anno come tutti gli altri oppure, chissà, sarà un anno meraviglioso.
Penso alla felicità possibile, non solo la mia, la nostra. E spero che lo facciamo in tanti.
Buon anno a tutti.
Don Enzo Caruso
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