Carlo Maria Martini e Benedetto XVI. Un legame di fedeltà e di comunione.

A chi vuol far del Card. Martini il portabandiera della rivoluzione sociale nella Chiesa, basterà ricordare lo stile con cui egli visse, il modo con cui egli interloquì con il mondo, credenti e non credenti, e il modo composto e sempre discreto con cui animò il dialogo all’interno della Chiesa. Fare di lui un rivoluzionario è un’operazione a cui nulla autorizza. Ma è soprattutto in alcuni “scatti” del suo legame con Papa Benedetto XVI che possiamo cogliere la sua fedeltà alla Chiesa. Due uomini profondamente diversi per carattere e forse per visioni. Ma uniti dall’amore e alla fedeltà alla stessa Chiesa, radicati nell’unico Cristo, proiettati verso l’unico Regno.  (EC)

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«Martini è stato uomo di Dio e pastore generoso»

Messaggio di cordoglio di Benedetto XVI per i funerali di Carlo Maria Martini 

Cari fratelli e sorelle,in questo momento desidero esprimere la mia vicinanza, con la preghiera e l’affetto, all’intera Arcidiocesi di Milano, alla Compagnia di Gesù, ai parenti e a tutti coloro che hanno stimato e amato il Cardinale Carlo Maria Martini e hanno voluto accompagnarlo per questo ultimo viaggio.«Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino» (Sal 118[117], 105): le parole del Salmista possono riassumere l’intera esistenza di questo Pastore generoso e fedele della Chiesa.

E’ stato un uomo di Dio, che non solo ha studiato la Sacra Scrittura, ma l’ha amata intensamente, ne ha fatto la luce della sua vita, perché tutto fosse «ad maiorem Dei gloriam», per la maggior gloria di Dio. E proprio per questo è stato capace di insegnare ai credenti e a coloro che sono alla ricerca della verità che l’unica Parola degna di essere ascoltata, accolta e seguita è quella di Dio, perché indica a tutti il cammino della verità e dell’amore.

Lo è stato con una grande apertura d’animo, non rifiutando mai l’incontro e il dialogo con tutti, rispondendo concretamente all’invito dell’Apostolo di essere «pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1 Pt 4,13). Lo è stato con uno spirito di carità pastorale profonda, secondo il suo motto episcopale, Pro veritate adversa diligere, attento a tutte le situazioni, specialmente quelle più difficili, vicino, con amore, a chi era nello smarrimento, nella povertà, nella sofferenza.

In un’omelia del suo lungo ministero a servizio di questa Arcidiocesi ambrosiana pregava così: «Ti chiediamo, Signore, che tu faccia di noi acqua sorgiva per gli altri, pane spezzato per i fratelli, luce per coloro che camminano nelle tenebre, vita per coloro che brancolano nelle ombre di morte. Signore, sii la vita del mondo; Signore, guidaci tu verso la tua Pasqua; insieme cammineremo verso di te, porteremo la tua croce, gusteremo la comunione con la tua risurrezione. Insieme con te cammineremo verso la Gerusalemme celeste, verso il Padre» (Omelia del 29 marzo 1980).

Il Signore, che ha guidato il Cardinale Carlo Maria Martini in tutta la sua esistenza accolga questo instancabile servitore del Vangelo e della Chiesa nella Gerusalemme del Cielo. A tutti i presenti e a coloro che ne piangono la scomparsa, giunga il conforto della mia Benedizione.

Da Castel Gandolfo, 3 Settembre 2012

BENEDICTUS PP. XVI

 

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«Grati a papa Ratzinger per il suo spirito di sacrificio»

Omelia dedicata a “Pietro e i suoi successori”, pubblicata nell’ultimo libro del Card. Martini, uscito il 12 settembre, dopo la sua morte, dal titolo “Colti da stupore. Incontri con Gesù” (Mondadori)

 

«Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse: “Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio”». Oggi la liturgia ambrosiana celebra la quarta domenica dopo Pentecoste e il Vangelo è quello del banchetto per le nozze del figlio del re: gli invitati, che si sottraggono in modo stolto e vergognoso a questo invito, sono sostituiti dai poveri che si trovano per le strade della città.

È una maniera molto efficace per dire che il Vangelo è per i poveri; del resto, una tale affermazione è chiarissima in tutti e tre i Vangeli sinottici, a cominciare dal discorso delle beatitudini: «Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio» (Lc 6,20). Questo linguaggio di Gesù ci mette sempre un po’ a disagio, perché non sappiamo immaginare la povertà se non come povertà economica. Ci apre a nuove e più grandi prospettive, però, quando viene capito in tutta la sua forza e capacità di descrivere la situazione presente dell’uomo e il suo bisogno di aiuto.

Non mi fermerò su questo tema, pur molto importante, perché vorrei ricordare che oggi ricorre anche la festa dei santi Pietro e Paolo e viene a concludersi l’anno paolino suggerito da papa Benedetto XVI. Dobbiamo lodare Dio in particolare per averci dato san Paolo: sono convinto che il nostro cristianesimo sarebbe assai più povero senza di lui e senza le sue Lettere. Certo, san Paolo non è necessario, solo Gesù Cristo morto e risorto è necessario. Ma vi sono realtà nella storia della Chiesa che, Pietro e i suoi successori (Mt 22,1-14) come san Paolo, arricchiscono mirabilmente il cristianesimo e gli danno il rilievo e l’incisività che ha nei secoli.

A tal proposito, riguardo invece l’altra figura che la Chiesa ci presenta oggi, quella di san Pietro, vorrei non solo ricordare quanto la Chiesa stessa debba al primo degli apostoli, ma anche quanto essa debba a tutti i successori di Pietro, i papi. E ciò non solo dal punto di vista dogmatico, ma anche da quello dell’educazione alla santità, che è ciò che maggiormente conta nella Chiesa. Ho conosciuto di persona gli ultimi pontefici: Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Dobbiamo rendere grazie a Dio perché gli ultimi papi, a cominciare soprattutto da san Pio X, sono stati grandi non solo per l’equilibrio nelle questioni dogmatiche e morali, ma anche per la loro santità. Questo è un grande dono fatto alla Chiesa degli ultimi due secoli. Io ne sono testimone per gli ultimi quattro papi e devo dire che sono stati tutti uomini evangelici e sinceramente credenti.

È un motivo in più, al di là delle ragioni dogmatiche ed ecclesiologiche, per dare al papa l’affetto e il sostegno che merita, in particolare al pontefice attuale che sta portando avanti il suo servizio con grande spirito di sacrificio. Abbiamo entrambi la stessa età e perciò posso ben valutare quanto gli costi il suo instancabile ministero. Il Signore gli conceda la gioia di sapere che è ascoltato e seguito, perché ciò che a Lui soprattutto importa è la conoscenza e l’amore di Gesù Cristo.

Carlo Maria Martini

 

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