La solitudine fa paura a tutti. Non vi è persona, povera o ricca che sia, che non sia toccata in qualche modo da questa paura. Troppi sono segnati dalla sua realtà. Gli unici due modi per affrontarla sono:
- la rimozione, che corrisponde a una finzione, perché l’inconscio non rimuove nulla. Non dimentica nulla. Ciò che in superficie ci sembra aver dimenticato per sempre è impresso nel nostro inconscio in modo indelebile. E prima o poi, l’inconscio ne parlerà alla mente e al cuore. La rimozione di un pensiero, di una ferita, dunque, non esiste. E’ solo un cacciare più in profondità nella nostra memoria ciò che ci fa paura e vorremmo dimenticare.
- l’elaborazione, ossia affrontarla, non frontalmente, ma con saggezza, e fare in modo che la solitudine, che significa l’assenza dell’altro… degli altri, o dell’Altro, sia integrata e riconosciuta come parte dell’esperienza umana. Sembra facile a dirsi, ma solo questo secondo modo offre all’uomo la possibilità di vivere nell’armonia con se stesso e con la vita.
La solitudine, però, non è solo “assenza dell’altro”.
Può essere assenza di se stessi. Lo si può cogliere in molti sguardi attorno a noi, alla fermata del bus, presso un cassonetto dell’immondizia, lungo le pareti di una stazione ferroviaria, davanti a un supermercato. Quanti sguardi spenti attorno a noi. Spenti dal vuoto interiore che può significare mille cose: l’esperienza dell’abbandono, la mancanza di amore… o della capacità di amare, passare una vita a leccarsi le ferite e vivere, quasi, in funzione del dolore che provocano, l’indifferenza verso la vita, verso l’altro, l’assenza di un progetto di vita, l’attesa di qualcosa che giunga all’improvviso a cambiare un destino (anche se non si sa cosa si aspetta)…
Il tema dell’assenza ha mille volte e mille cause.
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Dal 4 ottobre all’8 dicembre si tiene Fotografia, il festival internazionale di Roma al Macro di via Nizza, dedicato al tema dell’assenza. Duecento fotografi, duemila fotografie esposte e oltre 100 tra mostre, letture, workshop e uno spazio dedicato all’editoria indipendente.
La Repubblica ne ha curato un servizio. Ecco qualche immagine, per lasciarsi provocare e per riflettere
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