Quadro di Jean-Michel Basquiat_morto di overdose a 28 anni, nel 1988,_esponente_del graffitismo americano che ha portato_questo movimento dalle strade metropolitane alle gallerie d’arte. Dopo un incidente che gli comporterà l’asportazione della milza, mentre è ricoverato in ospedale, legge Gray’s Anatomy di Henry Gray. Questa lettura e la sua vicenda personale lo porteranno a vedere l’uomo come una figura scomposta, senza forma e con la parte interna del corpo esposta e senza barriera tra sé e il mondo.
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Ho visto morire sul bordo di una strada senza asfalto di un villaggio africano
un uomo in preda alle convulsioni e con la schiuma che gli usciva dalla bocca.
Schiuma di una droga che gli uomini del villaggio si fabbricano
per non sentire gli spasimi della fame…l’ecstasy dei poveri…
pozione che li fa sentire onnipotenti fino al collasso.
Attorno a lui alcuni uomini e donne del villaggio.
Guardavano.
Mi chiedevo: perché non lo aiutano? Perché non lo portano in ospedale?
Mi viene risposto: che aiuto? Quale ospedale?
Ma portatelo a casa!
No…perché se muore in casa in questo stato il suo spirito non se ne andrà più
e tormenterà i familiari.
Ho visto uno sconosciuto nel pieno centro di Roma cadere a terra e morire sull’istante,
mentre i turisti, fra indifferenza e curiosità, continuavano a mangiare i loro gelati e a passeggiare…
tra gli immancabili con la fotocamera a immortalare la scena da mettere poi su Facebook
come il trofeo di una vacanza in cui hanno visto una cosa che capita una volta nella vita.
Nessuno che si chiedeva: chi era? Qual era la sua storia?
Solo in due, prima dell’arrivo dell’ambulanza…
uno a chiudergli per l’ultima volta gli occhi…
e uno per fare un segno di croce sul cadavere e dire una preghiera…
sperando solo che di preghiere lui ne abbia potuto dire in vita.
Ho visto un uomo dentro un’auto capovolta e accartocciata sul bordo dell’autostrada,
spaventato e sanguinante tra le lamiere contorte.
Diceva che vedeva il mondo sottosopra e le auto passare accanto, rallentare,
guardare… e poi passare oltre. Forse qualcuno ha dato l’allarme al casello. Forse.
Ma non è mai arrivata alcun soccorso…nessuna ambulanza.
Ho visto quell’uomo tirato fuori dalle lamiere da nordafricani che si erano fermati.
Extracomunitari… parola maledetta che condanna “gli altri”, quelli che non sono come noi,
ad essere sempre “extra”… “fuori”… “altri”.
E mi chiedo perché extracomunitari sono chiamati quelli di pelle scura
e mai americani e quelli che somigliano a noi europei…
Ho visto quest’uomo soccorso dagli extracomunitari…Samaritani del nostro tempo.
Invocavano Allah e fasciavano la mano sanguinante del malcapitato.
Vedo l’uomo del nostro tempo disorientato e smarrito.
Arrabbiato e geloso.
Rivale di tutto e di tutti.
Perennemente insoddisfatto e accusatore dei suoi fallimenti.
Diffidente e difensivo… aggressivo e violento.
Vedo un uomo che ha perso il centro e non sa più guardare al cielo…
perché gli vengono le vertigini.
Un uomo orizzontale, piatto e senza vita…
senza orizzonti…senza progetti…senza fiamma.
Un uomo che ha paura del cielo
ma che cerca un salvatore…una luce…una verità…un senso.
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò (Mt 11:28)
…E NON ABBIATE PAURA!…
(E. Caruso)
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