Il modo con cui una persona comunica, ossia il suo linguaggio, non è solo un mero uso di parole senza implicazioni. Il linguaggio svela ciò che una persona è dentro, nel profondo del suo mondo interiore. Il linguaggio svela l’identità di una persona, il suo carattere, il suo stile relazionale.
Se uno, nel suo stile comunicativo, che è fatto non solo di parole ma anche di gesti, sguardi e espressioni facciali, è abituato a bestemmiare di frequente, è perchè quella bestemmia è radicata in lui, nel suo carattere, ne plasma lo stile di vita e toglie il velo sui segreti del suo modo di relazionarsi alla vita, al suo mistero e all’uomo. La bestemmia svela o l’arroganza e la volgarità di un animo impenitente e pieno di sé al punto di disprezzare Dio, ma può anche svelare la fragilità dell’uomo che lo fa come puro sfogo di rabbia nelle diverse situazioni, senza reale intenzione di disprezzare Dio, come non riesce a smettere di fumare. In entrambi i casi, essa svela qualcosa del mondo interiore di quella persona.
Se uno è abituato a mentire come fatto ordinario, senza sentire il minimo di rimorso, per ottenere benefici, nascondere misfatti o recare danno a qualcuno, è perché quella menzogna è radicata dentro di lui, e ne esprime l’anima. Egli vive nella menzogna, al punto da diventare lui stesso menzogna.
Se uno è abituato a linguaggi estremi, con toni altisonanti, con aggettivi qualificativi che esasperano un concetto, una frase, o un discorso, probabilmente quella persona ha
bisogno di esagerare i toni perché sta cercando attenzione…
Ma è anche probabile che lo faccia perché l’animo di quella persona è “estrema”, nel senso letterale del termine. L’estremo è un punto limite che segna un confine. Una persona “estrema”, attraverso il suo linguaggio, sta dicendo agli altri che il suo EGO è la misura delle cose, il confine oltre il quale non vi è nulla. La moderazione, la temperanza e il buon senso si dissolvono tra le parole urlate di chi deve vincere una campagna elettorale, o di chi deve convincere gli altri del suo valore… forse anche della sua insostituibilità. La normalità lo spaventa, perché lo spaventa l’idea di non essere superiore agli altri. Egli vive nella paura di scoprirsi normale, e la paura finisce per prenderlo in ostaggio ed essere il suo padrone.
Se uno ha sempre in bocca parole come “verità” e “giustizia”, e le ripete ossessivamente, è molto probabile che egli, in qualche angolo nel profondo del suo cuore, sa che egli vive negando quei valori. Ed è probabile che costui, più che convincere gli altri delle sue eroiche virtù, sta cercando di convincere solo se stesso.
Se, quando si parla di Dio, il linguaggio di una persona è formulato attraverso gli assoluti, è probabile che questa persona nel profondo del suo mondo interiore vive una forte insicurezza esistenziale. In tal caso, il suo linguaggio assoluto, mentre ostenta sicurezza, declamando dichiarazioni di fedeltà ai dogmi e alle tradizioni, svela un profonda povertà spirituale. L’uomo spirituale non ha bisogno di ostentare, perché la solidità della sua identità viene da una profonda armonia interiore e da un equilibrio fra mondo interiore e mondo ulteriore.
Se il suo linguaggio è da crociato, come se Dio gli avesse direttamente rivelato di essere il giusto difensore della fede, è probabile che questi non abbia alcuna percezione dell’uomo… e del suo essere… umano, ma solo del suo EGO. E anche in tal caso, ciò che egli percepisce di sé è distorto, gonfiato, snaturato.
Se il linguaggio di una persona è il silenzio, anche davanti a fatti nei quali egli dovrebbe pronunciarsi, perché c’è un gene in pericolo, è probabile che nel suo animo egli sia esistenzialmente muto, incapace di esprimersi… Come se in lui la parola fosse imprigionata…
Oppure al contrario, è probabile che il suo silenzio sia segno di una capacità di ascolto profondo e di contemplazione. Quest’ultimo si distingue dal primo perché pronuncia parole di saggezza quando occorrono, e se non occorrono, egli saprà stringere una mano, dare una carezza, poggiarla su una spalla, comunicando così molto di più di quanto comunicheranno e parole.
Il linguaggio è non solo un mezzo di comunicazione. La persona non usa il linguaggio, ma è linguaggio. Egli può usare molte modalità di linguaggio, ma è, egli stesso linguaggio. Per questo l’uomo, con uno strumento così potente come la parola, può affliggere o sanare, uccidere o riportare in vita.
Un dono così grande deve essere usato per elevare, promuovere, riconoscere, servire la verità, orientare le coscienze al bene e operare il bene.
E.C.
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