“Gesù non vince le tentazioni con la disinvoltura, con la schiena dritta e il dito puntato verso il cielo, come mastrano tante immagini. Egli sentirà abbattersi sulla sua carne e nella sua anima l’intera armata dell’inferno. Egli vincerà con la dura penitenza, il digiuno e senza mai perdere di vista, per un solo secondo, l’amore del Padre verso di lui. E’ questo amore che gli dà la forza di uscire dal deserto. Il regno del male ne esce distrutto. Ora è il momento di annunciare il Regno di Dio“.
Commento al vangelo della I Domenica di Quaresima Anno B
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Un vangelo brevissimo ci offre una grande ricchezza di spunti di riflessione, per dare inizio al cammino quaresimale.
La Quaresima è tempo di rallentare i motori, creare silenzio interiore dentro di noi, spegnere la confusione che ci disorienta. È tempo di penitenza e di purificazione, di ripensamento, di rielaborazione interiore e di rinascita in Cristo.
Tutto questo avviene in quei “40 giorni” che Gesù ha trascorso nel deserto. In questi suoi 40 giorni, che nella simbologia biblica indica tutta la durata della vita, noi viviamo, in lui, il cammino attraverso i nostri deserti, affrontiamo le tempeste di sabbia e il sole cocente e siamo messi a durissima prova, dal Maligno, nella nostra fedeltà a Dio.
Gesù non vince le tentazioni con la disinvoltura, con la schiena dritta e il dito puntato verso il cielo, come mostrano tante immagini. Egli sentirà abbattersi sulla sua carne e nella sua anima l’intera armata dell’inferno. Egli vincerà con la dura penitenza, il digiuno e senza mai perdere di vista, per un solo secondo, l’amore del Padre verso di lui. È questo amore che gli dà la forza di uscire dal deserto. Il regno del male ne esce distrutto. Ora è il momento di annunciare il Regno di Dio.
In Gesù, che vince il diavolo, nasce una nuova armonia di tutte le cose, rappresentato da Gesù che sta nella compagnia delle bestie selvatiche.
Ognuno di noi ha i suoi deserti, le sue tempeste, i suoi demoni con cui confrontarsi. A monte di tutto vi è l’opera di Dio, che fa scendere su di noi lo Spirito Santo. Egli conduce il nostro cammino attraverso la prova delle tentazioni e la solitudine del deserto. Sotto la sua guida non siamo mai soli, non siamo lasciati in balia del male, ci è data la forza di resistere e di vincere, nella nostra carne, la brutalità selvaggia della tentazione.
Da questo deserto usciamo cambiati. Assetati, sì, ma di Dio. Bruciati, sì, ma dal fuoco dell’amore di Dio che ci purifica come si fa con l’oro. Indeboliti dalla durezza delle prove ma resi forti nello spirito. Bisognosi di tutto ma col desiderio di buttare via tutti i sovrappesi della vita e di aggrapparci solo alle cose che contano, soprattutto a Dio. Non più frantumati, ma con un profondo senso di pace e di armonia interiore, con uno sguardo nuovo su tutto, a partire dal fratello che è, anche lui, figlio di Dio. Un fratello che forse si può essere perso nel deserto e si è inselvatichito come le belve, oppure che ha affrontato la stessa esperienza di Dio mentre noi eravamo troppo distratti per accorgercene.
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