Gesù e il matrimonio. Il segreto di quella ferita nel costato di Adamo che rivela tutto

Abbiamo molto su cui riflettere per riscoprire il matrimonio cristiano nella nostra attuale società”.

Commento al vangelo della XXVII domenica del Tempo Ordinario 2024 Anno B

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La legge dell’Antico Testamento riconosceva all’uomo la facoltà di ripudiare la propria moglie, ossia di rimandarla alla famiglia di origine e di scogliere il matrimonio. Non si tratta del divorzio come lo intendiamo oggi.

Gesù contesta questa legge, intanto per la sua brutalità, in quanto espressione di una società in cui l’uomo aveva il controllo assoluto sulla donna e sul suo destino. Ripudiandola, anche per motivi futili, non era escluso che la famiglia di origine si rifiutasse di accogliere la donna perché motivo di umiliazione, esponendola al rischio di una vita di stenti e di miseria. Allo stesso tempo, Gesù punta in alto e pensa alla grandezza della vocazione all’amore, alla sua bellezza e al progetto che Dio ha affidato all’uomo e la donna che si uniscono per amore.  

L’amore è all’origine di tutto ed è il compimento di tutto. Nessuno è nato per rimanere solo. Neanche chi ha abbracciato la vita consacrata. Abbiamo tutti bisogno di essere amati e di persone da amare, che sia la propria famiglia o l’amore di una amicizia sincera e quello di persone veramente speciali che Dio pone sulla strada della vita come veri angeli custodi. Se questo vale per ogni essere umano, vale in modo del tutto unico per la vocazione al matrimonio.   

C’è una legge scritta da Dio nel cuore di ogni essere umano: nessuno si sposa con il desiderio di veder sgretolare un giorno, la propria unione e i propri sogni. Il divorzio è sempre una ferita anche quando è l’unica via di uscita da una crisi senza sbocco. A volte succede che uno dei due, o entrambi i coniugi, hanno fatto il possibile per salvare la loro unione e non ce l’hanno fatta. Dio vede il cuore delle persone e la sua misericordia è infinita. Egli non abbandonerà i suoi figli che lo invocano. Altre volte capita per egoismo, perché la libertà di uno dei due coniugi vale di più dell’amore verso l’altro e non si ha il coraggio di affrontare le prove della vita. Si preferisce scappare.

Quando Dio creò Eva, aprì una ferita nel costato di Adamo, lasciò uno spazio vuoto e la richiuse. Restò una ferita, a significare che il vero amore non è mai mero romanticismo ma comporta sempre il coraggio di portare, insieme, la croce della vita e accettare i sacrifici che ciò comporta. Per unirsi nell’amore ognuno deve saper creare quello spazio vuoto dentro di sé e accogliere l’altro per quello che è. È necessario morire a una parte di sé per rinascere ad una nuova vita insieme, non più maledetta dalla solitudine ma rigenerata dall’amore stesso di Dio. Questo amore diventa specchio della Trinità divina.

Quella ferita di Adamo ci ricorda che non vi è unione fra uomo e donna senza amore e non vi è amore senza la disponibilità a sopportare le ferite della vita, a ricucirle e a ricominciare da capo.

Abbiamo molto su cui riflettere per riscoprire la via per guarire il mondo dalle sue ferite. Chi saprà alzare gli occhi a Dio capirà.

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