Giuseppe Camadini

Giuseppe Camadini cristiano concreto e discreto

pubblicato sulla rivista “Settimana” n. 31

Giuseppe Camadini

Il 25 luglio scorso è deceduto a Brescia, all’età di 81 anni, il dott. Giuseppe Camadini, uomo di profonda fede, esponente di spicco della cultura, dell’economia e dell’educazione cattolica a Brescia e in Italia. Nato e cresciuto a Brescia, Camadini si laureò in giurisprudenza all’Università Cattolica del Sacro Cuore nel 1954 e poi iniziò la carriera come avvocato e come notaio. Iscrittosi alla Democrazia cristiana all’indomani della caduta del fascismo, declinò presto la militanza politica per dedicarsi più alla FUCI, di cui diventerà presidente, e all’Azione Cattolica diocesana negli anni 50 e 60, di cui sarà vicepresidente. Ha vissuto un’esistenza straordinariamente dinamica e impegnata in numerose iniziative e istituzioni che lo hanno visto attore e protagonista.

Il dottor Camadini apparteneva a quella grande tradizione di laicato cristiano che proveniva dalla valle Camonica, e che ha avuto tanta rilevanza. Si rifaceva, infatti, ad una storia, quella del movimento cattolico bresciano, che, tra la fine dell’800 e i primi cin- quant’anni del secolo scorso, ha operato efficacemente con giornali, scuole, case editrici, casse rurali. Questa ricca tradizione era iniziata dall’azione del beato Giuseppe Tovini – fondatore della banca di Vallecamonica, ma anche dell’Ambrosiano – ed era stata sviluppata in seguito nel campo più politico e religioso dalle famiglie Bazoli e Montini, compreso il futuro Paolo VI.

 

i giovani soprattutto

 

Con il suo impegno nell’associazionismo cattolico, Camadini è appartenuto ad una generazione successiva, ma si collocava all’interno della tradizione di presenza dei cattolici nei diversi ambiti della vita sociale e civile. Come Tovini, anche Camadini operò con vari incarichi negli istituti bancari e anche come presidente per più anni della compagnia Cattolica Assicurazioni di Verona.

Sulle orme del Tovini, egli promosse numerose iniziative di carattere formativo ed educativo, in particolare attraverso la presidenza dell’Opera per l’Educazione Cristiana, e quelle editoriali, nella veste di amministratore dell’editrice La Scuola, dell’editrice Studium e del quotidiano Avvenire. Sempre in questo settore, sarà colonna portante del quotidiano Il Giornale di Brescia. È attraverso l’Opera per l’Educazione Cristiana che egli si prodigò nel promuovere corsi per gli studenti delle medie superiori, nell’erogare borse di studio e sviluppare le iniziative della “Fondazione Tovini”, con il suo collegio universitario e la formazione dei giovani impegnati nel volontariato internazionale.

Del resto, soprattutto ai giovani Camadini ha costantemente destinato le sue opere, spinto dalla passione di voler lasciare sempre più forte la testimonianza di una vita ricca e gioiosa, perché incardinata nella grande, e talvolta dolorosa, storia della Chiesa. Incontrandolo, si aveva l’impressione che volesse lanciare a tutti, e in special modo ai giovani, la sfida di non disperdere il patrimonio di valori trasmesso dalla tradizione, ma di raccogliere il testimone e portarlo avanti per farlo fruttare in un tempo sempre più difficile e incomprensibile. Ancora, l’attenzione ai giovani l’aveva spinto, negli anni 60 e seguenti, alla promozione culturale e intellettuale nella sua città, diventando uno tra i più convinti promotori dell’insediamento e del successivo sviluppo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Brescia.

L’impegno più rilevante e significativo di Giuseppe Camadini, che lo ha fatto conoscere e apprezzare oltre i confini locali e nazionali, è stato senza dubbio quello legato all’Istituto Paolo VI, il “Centro internazionale di studi e documentazione”, promosso dall’Opera per l’Educazione Cristiana. Gli ultimi anni della sua vita li ha dedicati in modo particolare a questa istituzione, che ha avuto un coronamento nelle storiche visite a Brescia di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI.

In particolare papa Ratzinger, con il suo viaggio a Brescia nel novembre 2009, ha inaugurato la nuova sede dell’Istituto Paolo VI a Concesio, edificata accanto alla casa natale di Giovanni Battista Montini. Nell’archivio di questa istituzione sono raccolti quasi centomila documenti, in gran parte originali, di Paolo VI e una biblioteca di 33.000 volumi; accanto ad essa è collocata una collezione di opere d’arte moderna, regalate a Montini durante il suo pontificato.

I convegni e i colloqui internazionali hanno fatto conoscere l’Istituto Paolo VI in tutto il mondo. L’ultima di queste iniziative, voluta e preparata con puntigliosità da lui stesso per diversi mesi, è stato il colloquio svoltosi a Nairobi, in Kenya, pochi giorni dopo i funerali di papa Montini, sul tema: “Paolo VI e l’Africa”. L’evento, ben riuscito e partecipato, ha avuto una grande eco tra i vescovi e le Chiese del continente africano, e non solo.

 

Fede e opere

 

L’intera esistenza di Giuseppe Camadini, con la sua grande fiducia nelle istituzioni che hanno il compito di rendere concreti e fruibili i valori cristiani, potrebbe essere riassunta nel motto “fede e opere”. In un tempo segnato dalla drammatica separazione dei valori spirituali e religiosi dalla cultura e dalla vita sociale del nostro paese, la fede concreta, robusta ed evangelica di un laico cristiano come Camadini, rimanda alla radice profonda di un senso religioso e di un cristianesimo solido e maturo, alimentato dalla preghiera, capace di misurarsi con il mondo, scevro da ogni intellettualismo e da ogni sincretismo, per mostrarne la sua forza affascinante e liberante.

Questa fede, sostenuta dalla vita sacramentale, e questa libertà di spirito lo hanno portato ad una operosità di altissimo livello. Ispirato all’esempio del beato Tovini, e alimentato al grande insegnamento dei Padri Oratoriani della Pace e del cattolicesimo bresciano, egli ha trovato sbocco nelle realtà, nelle azioni, nell’indicare una strada concreta per testimoniare che la fede può trasformare molte cose della vita e lasciare un segno e un dono per chi verrà. In questo senso, si è speso per tutta la vita al servizio di una crescita sociale e culturale delle giovani generazioni e del paese.

La significativa partecipazione di popolo ai suoi funerali, celebrati dal vescovo di Brescia nella cattedrale della città, e dal card. Giovanni Battista Re nella chiesa di Sellero in valle Camonica, è stata l’evidente e pubblica dimostrazione di un’esistenza incardinata nella grande storia della Chiesa e spesa a costruire il bene comune.

Il vescovo della diocesi, Luciano Monari, nella sua omelia ha usato espressioni particolarmente felici che inquadrano in modo appropriato la figura del credente Ca- madini, nel suo amore senza riserve per la Chiesa, la sua devozione al papa e al vescovo, la sua fedeltà umile ai gesti semplici della vita cristiana, come la preghiera del mattino e della sera, il catechismo, la messa insieme a tutti, la comunione, i sacramenti. «È stata – ha detto Monari – una persona amata e rispettata, ma anche avversata e discussa: è il destino di tutti quelli che hanno responsabilità importanti e che non possono illudersi di poter piacere a tutti. Ma anche chi valutava le cose in modo diverso da lui doveva riconoscere il suo disinteresse, la sua dedizione al bene, alla Chiesa. Per quanto mi riguarda, quello che ricordo con maggiore tenerezza sono alcuni suoi atteggiamenti di semplicità (…); incontrandolo da vicino, c’erano momenti belli, in cui la commozione prevaleva e in cui il cuore si apriva a un sorriso limpido, senza difese. Momenti di semplicità che sono nello stesso tempo momenti di verità».

In un tempo segnato da una cultura mediatica in cui gli uomini che dirigono le istituzioni dedicano la maggior parte del loro tempo a dichiarazioni, interviste, spesso autoreferenziali o assolutorie, colpisce la figura di un personaggio come Giuseppe Camadini che, pur sedendo al tavolo di innumerevoli Consigli di amministrazione, sapeva lavorare nel silenzio senza preoccuparsi che si parlasse di lui. Non è forse questo il tratto caratteristico di una testimonianza per chi è chiamato a vivere oggi la propria fede nel contesto delle istituzioni e della vita pubblica?

A. Vincenzo Zani

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1 Comment

  1. splendido,unico e inimitabile- il clone di tovini


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