Ci sono notizie che restano tali lo spazio di un giorno, quello in cui la disperazione ti fa fare il “gesto eclatante”.Giusto il tempo di attirare l’attenzione dei media e la pietà dei politici di turno che si sperticano in promesse. Poi i riflettori si spengono, la singola storia non conta più… Troppo forte il fragore delle vicende internazionali, le priorità cambiano di posizione. E così capita che un uomo di Lecce rischi letteralmente di morire ustionato tra le lamiere roventi della propria “baracca a quattro ruote”, a 3 anni da uno sfratto che “ha fatto notizia”. A volte gli ultimi non sono così inquadrabili, non hanno la pelle scura, non sono sui barconi – realtà peraltro esistenti e devastanti, preda del traffico di esseri umani –, non sono disabili ma si nascondono dietro un’apparente normalità. Finché non li vedi stramazzare al suolo non ti accorgi di loro; e spesso anche dopo “esistono” giusto il tempo di portarli via. Il protagonista di ciò che raccontiamo è uno dei tanti “invisibili” che non solo non trovano soluzione ai propri problemi, ma nemmeno udienza nelle Istituzioni. Uno schiaffo alla dignità umana.
La vicenda di Ugo Mennoni, 70enne pugliese, è proprio questa. E dall’interno del suo furgone di fortuna ha lanciato un appello al Prefetto di Lecce e al sindaco del capoluogo salentino: “Così rischia di morire dignitosamente un italiano”.
La storia parte un mese prima del Natale 2012, quando il nucleo familiare composto da lui, la moglie e tre figli subisce uno sfratto esecutivo. La famiglia si smembra: da una parte il marito, da un’altra il figlio 16enne, da un’altra ancora la moglie Jolanda con gli altri due figli minori, “parcheggiati” dalla sorella. I giornali si occupano di loro, e parte una gara di solidarietà. Fino al 5 gennaio 2013 un privato mette a loro disposizione un tetto, ma nel frattempo l’eco della disperazione si affievolisce. La routine prende il posto dell’interesse. D’altronde Ugo non è nessuno, e la legge – complice una complicata vicenda burocratica – ha imposto lo sgombero dell’appartamento in via Vecchia Surbo, con tanto di mobilia.
Lo scorso inverno ha rischiato di morire di freddo, ora è il caldo a proporsi come killer. Già all’epoca ebbe un collasso, che però non lo ha reso invalido. E forse la colpa di Ugo è proprio questa, di non essere catalogato in nessuno stereotipo di “sfortunato” che possa fare notizia. Salvo il fatto che, passando gli anni, sta diventando anziano, e forse questo – si spera, paradossalmente – gli consentirà di risolvere il problema. Fatto sta che in questi giorni sta rischiando la vita per il caldo infernale, e dopo tre anni nessuna amministrazione pubblica è riuscita ancora a trovare uno straccio di soluzione.
Già da tempo sulla scrivania della Procura è arrivata una denuncia per le condizioni inumane nelle quali è costretto a vivere. Ora il problema si ripresenta ancora più evidente, tanto che lo “Sportello dei diritti”, associazione a tutela dei cittadini a livello nazionale, ha inoltrato richieste formali agli organi competenti per vedere se è rispettato il diritto alla salute.
In attesa che la burocrazia dia risposte, la voce di Ugo si fa più flebile. Solo i media locali ne parlano ancora, e la sua storia viene coperta dal buio dell’indifferenza. Peccato che questo però non possa servire nemmeno a rinfrescare le sue giornate…
foto tratta da leccenews24
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