In questi ultimi giorni, anche in alcuni ambienti cattolici, si sta diffondendo una posizione più “benevola” verso le opportunità di discussione e progettualità contenute nella proposta di Legge Cirinnà. I sostenitori di questa posizione parlano di “allarmismo” e di “fondamentalismo” rivolti a coloro che stanno prendendo posizioni forti contro l’argomento.
La contraddizione di questa posizione “cattolico-moderata” sta nel fatto che essa non è “moderata”, ma compromissoria. Certo che lo Stato deve dare un regolamento alle unioni civili e garantire i diritti di tutti i suoi cittadini, anche a chi vive l’omosessualità. D’altra parte, Stato e Chiesa hanno funzioni diverse. Lo Stato non è la longa manus della Chiesa quando si tratta di legiferare in materia di valori morali. Ma accusare di fondamentalismo chi si sente minacciato dalla proposta di legge Cirinnà e sente il bisogno di proteggere un assetto umano e sociale che – tradizionale o non – appare, agli occhi di chi ci crede – l’unico in grado di proteggere la vita delle generazioni che verranno, sembra una vera manipolazione politico-ideologica.
Sembra chiaro che dietro il DDL Cirinnà non vi sia il mero desiderio di regolare le unioni civili. Sembra, invece che vi è un vero progetto che mira a ridefinire le stesse fondamenta di ciò che significa essere “persone” e “umanità”… un progetto per un’altra società, molto lontana e diversa da quella che conosciamo. Qui non si sta legiferando sul codice stradale o sulla sanità. Ma sulla natura dell’essere umano. La domanda è: quale parlamento ha il diritto di ridefinire, per vie di decreti legge, a colpi di maggioranza e per contrapposizioni politico-ideologiche, una visione del mondo e la concezione stessa di “persona”? Se il DDL volesse veramente regolare le unioni civili, lo faccia e si fermi lì. Ma il cancello di fuoco che si apre una volta dovesse essere approvato in via definitiva il DDL, porterà ad uno stravolgimento della vita di milioni di persone. E non in meglio. Gli uteri in affitto, per fare un esempio, sono un abominio contro la dignità stessa della vita.
Non credo che il DDL Cirinnà abbia come fine regolamentare le unioni civili. Se dovesse passare, credo che sarebbe una delle leggi più tragiche mai concepite dalla Repubblica, e che non rispetta la visione della maggioranza della società. La legge evidenzierebbe la frattura profonda fra politica e società reale, più che in qualsiasi altro dibatto in atto. Credo che il DDL, se non lo è già in origine, diventerà strumento di lobby potenti che non hanno nessun interesse né per la famiglia tradizionale né per le unioni civili, ma solo per gli interessi economici che stanno dietro la creazione di un nuovo ordine sociale che non protegge più la famiglia tradizionale. L’economia che si creerebbe attorno alla maternità surrogata e agli uteri in affitto, sulla genitorialità “pianificata” (vedi lo scandalo venuto alla luce, negli USA, della corporazione della compravendita di pezzi di feti abortiti “Planned Parenthood) produrrebbe profitti enormi per che ne controllerebbe l’industria. Non è la società che vuole tutto questo. E’ chi governa il sistema economico mondiale che vuole aprire nuovi mercati e campi di profitto.
Quanto a coloro che vivono l’omosessualità, credo che la posizione di ognuno, compreso e soprattutto i cattolici, debba essere anzsitutto di rispetto. Si può rimanere perplessi o in dissenso. La coscienza di un credente può impedirgli di legittimare la presunta “naturalezza” della condizione omosessuale. Ognuno trova il suo modo per cercare di capire la questione. Come e perché una persona nasca – o diventi – gay sfugge alla mia comprensione. Non sono uno scienziato del genoma umano né un sociologo. Nessuno ha il diritto di giudicare ciò che alberga nel più profondo della coscienza di un altro. Meno che mai di condannare. La carità è la virtù cristiana che ci ricorda che tutti gli esseri umani sono amati da Dio con uguale amore e che nessuno è amato di più perché più “giusto” di un altro. Questa stessa concezione delle cose davanti a Dio si frantuma, perché la grandezza dell’Amore di Dio è talmente infinita da polverizzare ogni pretesa di giustizia da parte di chiunque, al cospetto di Dio. Omosessuale o no, in forza del comandamento supremo dell’Amore, tutti sono nostri fratelli e sorelle e tutti siamo membri dell’unica famiglia umana, con un unico Dio che è Padre di tutti. Di tutti. L’omosessuale, dunque, è nostro fratello. Amarlo non è un atto di gentile concessione, come un atto di benevolenza liberale da parte di chi lo fa. E’ volontà di Dio.
Il DDL Cirinnà, svelato e scomposto nei suoi singoli elementi, non ha a che fare con l’omosessualità. E’ un cavallo di troia per introdurre la dittatura totalitaria dell’ideologia gender, che ben altra cosa è rispetto all’omosessualità. L’ideologia si deve respingere, perché è solo il veicolo di interessi che non hanno a cuore nessuno, né i gay né le famiglie tradizionali ma solo quelli delle multinazionali.
Il cristianesimo cattolico è portatore di una visione della persona umana e chi la professa non lo fa solo per obbedienza ad un dogma. E’ veramente difficile capire perché un cattolico preoccupato dall’espansione dell’ideologia gender debba essere accusato di fondamentalismo, quando nei vari Gay Pride che annualmente hanno luogo in ogni capitale d’Europa, si assistono a scene di volgarità che sconfinano nella pornografia. Mi chiedo, quanti omosessuali approvano tali dimostrazioni oscene a fronte di quanti cercano di vivere la loro vita nel quadro di una normalità, integrati nella società. Davanti a queste visioni oscene del Gay Pride, e di ciò che rappresentano, capisco e sostengo tutte le ragioni delle manifestazioni dei movimenti cattolici e di quanti – anche non cattolici – temono per il futuro. Il Family Day è, dunque, una manifestazione che ha pieno diritto di esistere.
Il vero cristiano non è omofobo. Chi crede nella famiglia tradizionale non è omofobo. L’omofobia, a volte, è una invenzione per demonizzare chi non p disposto a sottomettersi alla dittatura totalitaria dell’ideologia gender
A questo proposito, vale la pena fare un confronto. La legge 184 sull’aborto non fu mai presentata come “Legge sull’aborto”, ma come il suo contrario. La legge, tecnicamente, è fatta bene. Offre la possibilità di strumenti per chi si trova nella difficoltà di portare avanti una gravidanza. Si sarebbero dovute mettere a disposizione delle persone in difficoltà questi strumenti per aiutarli ad affrontare i loro problemi e sostenerli e, solo in caso di impossibilità, o di volontà reiterata, la legge concedeva la possibilità dell’aborto.
A ragione, la legge, ora, è chiamata Legge sull’aborto perché il vero risultato che si è ottenuto è far passare una legge che non ha implementato, in modo serio, gli strumenti che offriva, mentre apriva i cancelli a milioni di aborti, compiuti senza alcuna proposta di aiuto alle donne in difficoltà. E’ più lucroso il business degli aborti che quello dell’educazione e dell’assistenza.
Per questo motivo, facendo i dovuti distinguo circa il confronto fatto con la legge 184, rimango convinto che la Legge Cirinnà opera sullo stesso livello di strategia. Non si tratta, in ultimo, di uno strumento sano per l’educazione alla sessualità dei nostri bambini, ma, ripeto, di un cavallo di Troia che apre le porte a un fiume di altre leggi e provvedimenti che spazzeranno via il potere dei genitori di controllare e orientare l’educazione globale dei loro figli, compresa l’educazione alla sessualità. Quando il diritto a questa educazione è sottratta per legge, alla famiglia e assunta dal potere costituito per via di leggi e decreti, non siamo più in democrazia, ma sotto dittatura.
E’ giusto che lo stato regolamenti pure le unioni civili, se è giunto il tempo di farlo, ma i cristiani hanno il diritto di opporsi alla totale equiparazione delle unioni civili con il matrimonio e all’ideologia gender.
E.C.
Suggerisco altri due articoli sull’argomento:
http://www.notizieprovita.it/notizie-dallitalia/matrimonio-gay-il-ddl-cirinna-e-la-legge-dei-5-imbrogli/
http://www.notizieprovita.it/economia-e-vita/family-day-brandi-miliardi-di-profitti-dietro-lagenda-lgbt/
La pubblicazione, su questo blog, vuole essere un sostegno alla diffusione del frutto di lavoro di coloro che lavorano per Pro Vita.
Come da copione, il Parlamento europeo ha approvato il rapporto Rodrigues, intriso di ideologia gender.
esso chiede agli Stati membri ( e però non ha alcuna forza obbligatoria o vincolante) che “le misure sulla parità di genere” siano “applicate a tutti i livelli del sistema di istruzione, includendo la promozione e la formazione degli insegnanti, in modo da porre fine agli stereotipi di genere e contribuire a colmare il divario tra la formazione delle donne e il loro sviluppo professionale”.
Come abbiamo già detto qui, e poi qui, dietro lo ”Empowering Girls through Education in the EU” (Crescita, realizzazione, delle ragazze attraverso l’educazione nell’UE), la Liliana Rodrigues, membro del Partito Socialista portoghese, punta a far insegnare i soliti principi cari all’ideologia gender in tutte le scuole europee. Anche questo (come il ddl Fedeli) chiede che i testi scolastici siano adeguati alla concezione di uomo-donna-sesso-genere che va tanto di moda, ma che crea confusione nei bambini e nei ragazzi. Anche questo rapporto prevarica il diritto-dovere dei genitori di educare i figli alla morale sessuale naturale. In pratica obbliga genitori ed educatori a rinunciare alla propria libertà di opinione e religiosa, ove non conforme all’ideologia del gender. Quindi contrasta con le norme internazionali che conferiscono per primi ai genitori il diritto ad educare i figli ( Dichiarazione dei diritti dell’uomo dell’ONU, Convenzione sui diritti dei bambini, Convenzione europea sui diritti umani e la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici).
Per di più, il rapporto Rodrigues viola il principio di sussidiarietà su cui si fonda l’UE e su cui si fonda qualsiasi Stato voglia essere davvero democratico: l’ente maggiore (lo Stato, o l’UE), deve rispettare l’autonomia degli enti minori (le famiglie, o i singoli Stati membri). In particolare il Trattato di Lisbona all’art. 5 dice chiaramente che l’educazione non è competenza comunitaria.
Cliccando qui potete leggere la bozza del rapporto (in inglese)
La risoluzione è stata adottata con 408 voti a favore, 236 contrari e 40 astensioni.
In mezzo a tante chiacchiere che insistono sulla parità uomo donna, ma ignorano le naturali diversità tra uomo e donna, il rapporto – secondo la massima che lo riassume sul sito ufficiale del Parlamento UE – promuove l’educazione sessuale fin dalle scuole elementari e invita a “combattere la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, e i deputati invitano la Commissione a sostenere l’inserimento di informazioni obiettive sulle questioni relative alle persone LGBTI nei programmi scolastici, per combattere la violenza e la discriminazione di genere, le molestie, l’omofobia e la transfobia, in tutte le loro forme, comprese le forme di cyber-bullismo o molestie online”.
Se così fosse, se si dovesse fornire informazione obiettiva, bisognerebbe spiegare che l’omosessualità non è naturale… figuriamoci.
DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’
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FONTE: http://www.notizieprovita.it/legislazione/gender-a-scuola-approvato-il-rapporto-rodrigues/
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