“C’è sempre gente agli angoli delle strade. E per ognuno di quelli che avevamo invitato e speravamo che venissero ma hanno scelto di ignorare l’invito, oppure lo hanno declinato perché si aspettavano il posto d’onore, vi saranno coloro che, al contrario, mai avrebbero pensato che un giorno qualcuno volesse rivolgere proprio a loro l’invito. E verranno”.
Commento al vangelo della XXVIII domenica del Tempo Ordinario – Anno A
Ascolta il Vangelo QUI.
*
La nostra vocazione è di partecipare, da oggi e per tutta l’eternità, alla gioia del Padre celeste di averci come figli. Ma come riuscirà la Chiesa, Sposa di Cristo, a presentare agli uomini del nostro tempo, della nostra società post-cristiana, l’incredibile invito del Padre alle nozze di suo Figlio? Come far sedere alla tavola di questo “banchetto di grasse vivande, di cibi succulenti, di vini raffinati” un’umanità che ha ingurgitato tanto di quel cibo tossico da non avere più appetito per il cibo del Regno?
Questo compito appassionante di tutta la Chiesa – questa nuova evangelizzazione – deve vedere impegnati tutti i battezzati nella Chiesa di Cristo. Ne va di mezzo la vita e la vita del mondo.
Dobbiamo andare agli angoli delle strade, ai confini dei mondi abitati dall’uomo del nostro tempo e parlare loro di questo invito, ossia dell’amore di Dio e della sua chiamata alla festa. Dobbiamo annunciare il vangelo con nuovo ardore, con nuovi linguaggi, passando soprattutto attraverso la testimonianza della carità.
Sembra, a leggere sia il vangelo che i segni dei tempi, che ormai a pochi interessa presentarsi a questo pranzo di nozze. Poco importa. C’è sempre gente agli angoli delle strade. E per ognuno di quelli che avevamo invitato e speravamo che venissero ma hanno scelto di ignorare l’invito, oppure lo hanno declinato perché si aspettavano il posto d’onore, vi saranno coloro che, al contrario, mai avrebbero pensato che un giorno qualcuno potesse volergli tanto bene da rivolgere proprio a loro l’invito. E verranno, commossi fino alle lacrime.
L’unica condizione è di presentarsi con l’abito da cerimonia. Simbolicamente ciò significa che a quel pranzo non possono sedersi tutti ma solo, tra quelli invitati, coloro che hanno fatto dello spirito profondo del vangelo e delle beatitudini il loro “abito”, il lor vestito, ossia lo stile della loro vita e dei loro comportamenti.
Anche con un abito da cerimonia macchiato possiamo presentarci alla mensa del Regno, perché noi siamo macchiati nell’anima dal peccato. Indossare, però, l’abito della festa significa che, macchia o non macchia, abbiamo a cuore di onorare con la vita colui che ci ha invitati.
Nessun commento pubblicato