Il coraggio di abbandonarsi a Gesù più di ogni altra cosa

“Chi sa abbandonarsi alla provvidenza, chi, se chiamato, sa lasciare tutto per Gesù, sperimenta una gioia che nessuno al mondo può capire”.

Riflessione sul vangelo della XXVIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

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Entrare nel Regno di Dio non è facile. Non basta comportarsi bene e non fare il male. Senza l’aiuto di Dio non ce la possiamo fare. È più facile “che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel Regno di Dio”. Ricco non è tanto colui che possiede molti beni ma colui che fa dei beni che possiede la fonte della propria sicurezza e la propria salvezza. Il vangelo esige una misura alta della vita cristiana. I giochi al ribasso non sono possibili.

Il ricco che si presenta a Gesù e si offre per unirsi a lui riceverà un colpo al cuore. Chi vuole stare aggrappato alle sicurezze di questo mondo e allo stesso tempo invoca Dio per stare con i piedi in due paia di scarpe, finirà per perdere sé stesso e Dio. È ciò che succede all’uomo ricco, che se ne va triste. Il suo entusiasmo per Gesù si spegne con l’invito a lasciare tutto. Gli altri apostoli lo hanno fatto. Non hanno più niente a cui aggrapparsi se non Gesù.

Tutti, in quanto battezzati, abbiamo ricevuto la chiamata al Regno di Dio. Ma vi sono alcuni che, per il Regno, sono stati chiamati a lasciare tutto. A questi è chiesto di lasciare tutto, tanto più per coloro che sentono la grandezza di questa chiamata nel cuore, come l’uomo ricco. La sua vocazione era autentica ma non ha avuto il coraggio di spezzare i vincoli che lo legavano al mondo.

Lo sguardo di Dio penetra dentro di noi, ci scuote, ci destabilizza, raggiunge le parti più remote dell’anima, porta a galla e mette a nudo ciò che noi vorremmo nascondere e dimenticare. Lo fa con la dolcezza di Dio ma allo stesso tempo con l’impeto del vento dello Spirito Santo. Noi dobbiamo lasciarci denudare dal suo sguardo in modo che egli possa fare strada nel nostro cuore e trovare spazio per stabilirvisi ed essere riconosciuto come Signore e Salvatore.

La crisi che il cristianesimo sta vivendo nel mondo, oggi, ha origini dalla pretesa, nei paesi economicamente sviluppati, di credere fare a meno di Dio o di adorare sia Dio che le ricchezze. Nei paesi dove la povertà è più diffusa la crisi consiste nel desiderio di diventare come i paesi cosiddetti ricchi. Il vangelo, tuttavia, è salvezza e luce per la vita ed è offerto a tutti, a partire dai poveri di Dio.

L’uomo ricco che si presenta a Gesù con entusiasmo ma conta più sulle sue ricchezze che sulla provvidenza è un monito per tutti noi.

A colui che si abbandona a Gesù con totale fiducia è promessa una gioia che nessuno altro al mondo può capire.

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