E’ il prete di cui il mondo ha bisogno oggi.
Uno che condivide la fatica del viaggio insieme a tutti. Uno che sa irradiare, dal suo volto, quel tanto di luce, riflessa dal volto di Cristo, per orientare il cammino del popolo per i prossimi passi… passi che farà insieme alla sua gente, spinto, lui come tutti, dalla forza della fede.
Il prete e i segni dei tempi
Finita l’era della società “cristiana”, in cui tutti, o per fede convinta o per puro fattore di nascita, si riconoscevano cristiani dentro un mondo cristiano, la Chiesa e la società, oggi, hanno bisogno di un nuovo modello di prete, uno che sappia armonizzare nel proprio profondo una sincera fedeltà alla Tradizione della Chiesa e, allo stesso tempo, l‘esercizio di una libertà interiore nella quale si manifesti la creatività dello Spirito Santo, il quale spinge la missione verso orizzonti sempre nuovi, ancora inesplorati. Il mondo ha bisogno di una figura di prete innamorato di Dio, con lo struggente desiderio di essere unito a lui, tanto da esserne consumato e, allo stesso tempo, con lo stesso desiderio di essere unito agli uomini e alla loro storia, proiettato in avanti verso un futuro che è ancora di Dio, non ancora visibile all’occhio nudo, ma già intriso di Dio… Un futuro possibile solo mediante l’atto di fede che Dio è presente in mezzo al suo popolo e cammina in mezzo ad esso e in esso e per mezzo di esso compie la sua divina opera sul mondo.
Il magistero da tempo ci dice che non e’ più sufficiente il prete che lavora esclusivamente dentro l’orizzonte del quotidiano, che assista solo i “vicini”, considerando troppo onerosa una pastorale che, a fronte della scarsità dei preti e dei molti impegni, chiede di raggiungere tutti…
Occorre un nuovo modello di prete che interagisca con tutta la comunità, che vada in cerca di tutti, che promuova i laici alla gestione delle questioni temporali, perché e’ loro questo carisma, liberando, così le proprie energie per la guida spirituale della comunità’ e delle anime.
Occorre un prete che creda sinceramente nella comunità, nelle persone e nelle loro storie, fragili e sofferte, a volte goffamente tessute tra le trame di una vita apparentemente lontana da Dio, ma dalla quale Dio non è mai stato lontano; un prete che creda nei suoi carismi, perché non sono suscitati da lui, ma dallo Spirito; un prete che non si rassegna a servire le singole anime nella loro ricerca di Dio, ma ne raduna sempre di nuove, mediante la parola di Dio, affinché siano – e diventino sempre più – una “comunità-popolo”, sacramento di Gesù’ Cristo… Un popolo che cammina, insieme, per santificare il mondo mediante la parola e la carità vissuta e testimoniata.
Il mondo ha bisogno di un un prete che dedichi tutto il suo tempo all’annuncio, alla celebrazione dei sacramenti, alla guida spirituale, che si sente parte del suo popolo, e che celebri con essa l’eucaristia per continuare ad edificare la chiesa e a trasformare il mondo secondo il cuore di Dio e le esigenze del Regno.
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L’identità del prete. Una riflessione spirituale.
Il prete di domani dovrà essere uomo di Dio, totalmente posseduto da Lui e divorato dall’ansia che sia fatta la sua volontà.
Dovrà cercarla, lui stesso, questa volontà, in comunione col suo popolo, con i suoi confratelli presbiteri, tutti riuniti attorno al proprio vescovo. Dovrà cercarla mediante lo studio, la costante riflessione e la ricerca. Dovrà sudare per capire qual è la volontà di Dio immergendosi nel cuore della storia e dell’umanità, dove Cristo geme e soffre ancora la sua passione e morte. Il prete di domani dovrà spezzare il pane della Parola scavando tanto nelle trame più profonde della Parola di Dio quanto nel profondo della vita della comunità e dei suoi membri, cogliendone gli aneliti e le preghiere, le paure e i fallimenti, i dolori e le gioie…
Dovrà illuminare tutto con la forza dirompente della Parola di Dio, che è potente e creatrice in se stessa, e dovrà, con le sue parole, fare da amplificatore alla voce di Dio e non sovrapporsi ad essa. Sarà un prete che, prima di salire all’altare, si sarà profondamente prostrato davanti a quella Parola, che è la causa e la sorgente della sua vocazione, sorgente della salvezza del popolo alla cui edificazione, per mezzo della celebrazione dei sacramenti, egli è stato chiamato, per accrescere in esso la grazia del sacerdozio regale, ossia la grazia battesimale…
Avrà un santo timore di quella Parola… non la userà mai per piegarla ai suoi stati d’animo, alle sue personali interpretazioni… Egli sarà prima di tutto discepolo di quella Parola, con il suo popolo e per il suo popolo. Dovrà stare con il suo popolo. Con esso pregherà e invocherà il nome di Dio, e cercherà anche molti spazi di preghiera personale. Dovrà conoscere e sperimentare la pratica della preghiera profonda, la preghiera dell’anima, per accogliere la grazia che lo unisce in modo sempre più pieno a Cristo. Sarà un esperto di preghiera e saprà ritagliarsi momenti di solitudine per dialogare con Dio, per Cristo, nello Spirito. Da questa preghiera egli trarrà la forza di affrontare le giornate, le prove, la stanchezza, le incomprensioni, i suoi stessi limiti, e la gente vedrà il suo volto e dirà di lui: “E’ un uomo di Dio”. E dentro questi spazi di silenzio e di preghiera, dove egli è solo con Dio, il prete parlerà con Dio della sua gente, delle sue ansie e delle sue preoccupazioni, dei suoi peccati e del perdono.
Dovrà essere fratello tra i fratelli…
Il mondo ha bisogno di un prete “umano”… che può sentire “fratello”, nel senso più pieno e profondo possibile… Uno che c’é… Uno a cui guardare per ricevere ispirazione e forza, perché vede brillare sul suo volto la luce di Cristo. Sarà anche “obbligato” a organizzare la sua giornata, a non lasciarla alle improvvisazioni, aspettando che sia lo Spirito Santo a fare unità nelle cose che farà. Dovrà fare delle scelte.
Dovrà affiggere alla porta dell’ufficio parrocchiale la tabella con l’orario per ricevere la gente, ma poi, quando non sarà impegnato altrove , saprà girare il cartello al contrario per far leggere non gli orari di ricevimento, ma un’altro scritto: “sono a vostra disposizione”. Il prete … un fratello tra fratelli, uno che ispira fiducia con l’espressione del suo volto, col tono della sua voce, dal modo in cui stringe la mano alla gente…
Dalla pazienza che usa nei confronti di tutti. Uno che non farà della sua stanchezza un motivo di lamento col popolo, ma silenziosamente cerca il suo spazio di riposo e di preghiera per rigenerarsi…
Non nasconderà la sua stanchezza, non agirà perché la gente continui a pensare che egli, avendo la grazia di stato del sacramento dell’ordine, possegga anche dei superpoteri che lo rendono esente dalla prova e dalla tentazione. Non si permetterà mai di alimentare nella gente la falsa idea che, essendo prete, egli possiede la risposta a tutte le domande della vita. Non accuserà mai la sua gente perché “non viene… non ascolta”, ma rinnoverà all’infinito e con amore: “Venite. Il Maestro vi aspetta!”.
Sarà un uomo che sa di dover rinnovare ogni giorno la professione della sua fede, al pari di ogni altra persona, perché il suo credere non è blindato e protetto dalla tentazione. Deve essere un uomo che la gente vede camminare e compiere il pellegrinaggio della vita al pari di ogni uomo e donna, camminando in mezzo a loro, forte della parola di esortazione e umile abbastanza da non voler dare la risposta a domande che non conosce.
La gente si dovrà accorgere che anche a lui fanno male le gambe per la fatica del cammino, come per tutti. Nelle fatiche del cammino egli non perderà mai la gioia… il sorriso… la speranza… la pace del cuore e soprattutto la parola di Dio con cui motivare gli altri a non scoraggiarsi davanti alle prove del viaggio… “Non abbiate paura. Siate forti e vedrete la salvezza del Signore, il quale oggi agirà per voi”. (Es 14:13)
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Dovrà essere profeta di un mondo nuovo.
Nessun profeta annuncia se stesso né il passato. Non annuncia neanche leggi e prescrizioni. Annuncia Cristo, colui che viene, che sta davanti, e lo annuncia attingendo alla ricchezza della Tradizione ma anche assecondando la potenza dello Spirito che fa nuove tutte le cose e ispira parole e tradizioni per oggi che diventeranno parte integrante della Tradizione di domani. Il suo sguardo sarà sempre proiettato “oltre”… oltre i confini del “già raggiunto”… oltre le sicurezze già acquisite… oltre… verso le sfide che il mondo pone alla fede e alla missione della Chiesa. In queste sfide egli sentirà la chiamata rinnovata del Signore. Vedrà apparire all’orizzonte quella luce che è il preannuncio di un imminente passaggio di Dio, e preparerà i cuori della sua gente ad accogliere il Re che viene. Non si perderà in dibattiti e diatribe… non cercherà onori e consensi, né applausi e titoli. E se li possiede, saprà farne uso per la gloria di Dio e non la propria. Studierà per capire, per imparare di più, per approfondire le sue conoscenze e lo farà per la sua crescita spirituale e per quella del popolo che serve. Il segno della sua santità sarà l’umiltà e il sincero dono di sé. Sa che chi possiede Dio, ha tutto.
Il prete non potrà essere né di destra né di sinistra. Non può essere di questa parrocchia e contro quella. Non si identificherà in quanto tradizionalista né progressista perché in ciascuna di queste posizioni la Parola di Dio viene strumentalizzata e diventa ideologia. Nasce una forma subdola di idolatria di se stessi che non si concilia con il dono di sé. Egli deve essere cristiano tra i cristiani… deve essere di Dio. Deve rinunciare alla ricerca di sicurezze e di scatti nella carriera. Deve sapere che non vi è nessuna Tradizione che si perpetua nella storia senza crescere con i sussulti che lo Spirito di Dio compie nel cuore della Chiesa. Il prete deve essere profeta: uno che scruta l’orizzonte della storia per cogliere il sussurro dello Spirito di Dio che aleggia ancora oggi sul caos del mondo e chiama la Chiesa a collaborare all’opera della creazione e della redenzione di Dio in Cristo. Deve riuscire a sentire quel sussurro, educare il popolo al silenzio e alla contemplazione perché anche esso lo possa sentire, e deve amplificare quel sussurro con una parola forte e chiara che svela agli uomini pellegrini qual è la via… la via del REGNO DI DIO.
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Signore Gesù, grazie perché nella tua vigna susciti sempre preti secondo il tuo cuore… Grazie perché ci insegni a vedere il bene silenzioso dei molti che lavorano con umiltà nella tua vigna. Grazie perché in ogni spazio e tempo ci doni preti che amano la Chiesa come il loro stesso corpo. Perdona le nostre infedeltà e apri sempre di più i nostri cuori alla potenza del tuo amore.
(E. Caruso)
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