“Inciampare” nel Regno di Dio e scoprire che per esso vale la pena spendere tutto

Il Regno di Dio è Dio stesso, vissuto nel profondo del cuore e condiviso con gli altri, col mondo, attraverso i valori fondamentali del vangelo: giustizia, pace, fraternità, comunione, amore universale, verità, gioia nello Spirito Santo, avendo al centro di tutto Cristo.

Commento al vangelo della XVII Domenica del Tempo Ordinario– Anno A

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Nel vangelo sentiamo usare, spesso, l’espressione “Regno di Dio”. In genere, tendiamo a identificarlo con il paradiso. Non è così.

Il regno di Dio si compie definitivamente nella vita eterna ma la sua costruzione comincia nel “qui” e “ora” della vita che stiamo vivendo. Non è un luogo, non è una istituzione. Non ha governi né eserciti. Esso non si fonda sull’esercizio di un potere ma sul suo esatto contrario: sulla logica del non-potere della croce, che ha la sua manifestazione più alta nell’esercizio della carità di Cristo. Il regno di Dio è una persona: Gesù Cristo.

Il Regno di Dio è Dio stesso, sentito e vissuto come presenza reale nel profondo del cuore e condiviso con gli altri, col mondo, attraverso gesti concreti che trasmettono i valori fondamentali del vangelo: giustizia, pace, fraternità, comunione, amore universale, verità, gioia nello Spirito Santo. Al centro di questi valori vi è Gesù Cristo, invocato e adorato come Figlio di Dio e Salvatore.

Chi fa esperienza di Dio e vive i valori del Regno, anche se attraversa una vita fatta di tempeste, ha scoperto il segreto di una pace interiore che vince ogni paura. È qualcosa che non si può spiegare a concetti. Si può comprendere solo se lo si sperimenta. E quando si sperimenta, si perde di interesse per ogni falsa promessa di felicità da parte del mondo.

Come uomini e donne, anche se il peccato ha creato in noi una spinta verso il male, noi restiamo sempre, anche inconsciamente, cercatori di Dio nel più profondo del nostro essere, semplicemente perché questa è la nostra natura. La possiamo soffocare, possiamo ignorare la voce interiore che ci attira a Dio, possiamo vivere come se non esistesse, ma non possiamo soffocarla né eliminarla.

La ricerca di Dio, e non del denaro, è e resterà la più grande spinta che muove il mondo. E quando l’anima avverte che ha sfiorato Dio, che ha “inciampato” su di lui, come l’uomo nella parabola che inciampa inaspettatamente sul tesoro nascosto nel campo, ne sentirà il sussulto, perché l’anima è in grado di riconoscere quella voce interiore divina anche quando la ragione ha cercato di soffocarla, allo stesso modo in cui un neonato cerca il seno della madre.

Per questo Gesù paragona il Regno di Dio a un tesoro scoperto nei campi e a una perla di grande valore. Chi li ha scoperti e ne sa riconoscere il valore, comprende che per il Regno vale la pena perdere tutto, perché ciò che guadagna trovando Dio e vivendo il Regno è più grande di qualsiasi cosa che avrà potuto perdere. In verità, chi ha Dio non ha perso proprio nulla ma ritrova, sotto una luce nuova, tutto ciò che di bello e di buono possiede. Se mai, perde di interesse per tutto ciò che seduce il cuore e allontana da lui.

La missione della Chiesa e di ogni cristiano è proprio diffondere, con la propria vita, il Regno di Dio e innestarlo nel mondo. La modalità per edificare il regno è vivere e testimoniare i valori dei vangelo e la spiritualità delle beatitudini con gesti e progetti concreti, che possono incidere a indicare la direzione per trasformare il mondo e rendere più visibile la presenza e l’amore di Dio.

Inciampare in Dio, per chi nelle vita cercava altro, è la cosa più bella che possa accadere. E chi vi inciampa, non è mai per caso“.

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