Suicidi come nella Grande Depressione: +20% in pochi anni. Ma è veramente dovuto solo alla crisi economica?

Si moltiplicano in modo preoccupante i suicidi provocati, in apparenza, dalla grave crisi economica che sta strozzando le famiglie. E’ il segno che si è rotto qualcosa nell’equilibrio sociale del nostro paese. Ma occorre riconoscere che le cause di questi gesti disperati sono remote e che la crisi economica è solo l’ultimo tassello di una crisi ben più profonda. Verso chi vive momenti di disperazione economica e non può più garantire neanche il minimo indispensabile alla propria famiglia.

Nel primo articolo riportiamo un elenco degli imprenditori che si sono tolti la vita. Un atto di rispetto umano verso chi non ce l’ha fatta dentro un sistema che, dopo aver promesso il paradiso in terra e convinto intere generazioni, ha finito per divorare prima le risorse e poi le vite di coloro che non ce l’hanno più fatta.

Nel secondo articolo, emerge il numero impressionante di imprenditori e liberi professionisti… un dato che andrebbe letto e interpretato…

Nel terzo, alcuni dati di una ricerca americana che legge i suicidi in rapporto esclusivo con l’andamento dell’economia, a conferma di una visione “economicistica” del mondo. Torniamo alla nostra considerazione iniziale. La crisi economica, come ormai concordano i maggiori pensatori, è solo l’ultima manifestazione di una crisi radicale che sostanzialmente consiste nella crisi di un intero “modello” di “uomo” o di “umanità” e quindi di “società” e di “mondo”. In modo particolare, in Italia, dobbiamo chiederci se il passaggio troppo improvviso da una società rurale a una potenza economica mondiale, avvenuta, sì, in forza dei sacrifici dei propri cittadini, ma senza dimenticare la storia, e quindi i grandi appoggi e finanziamenti che, dopo la seconda guerra mondiale (piano Marshall), hanno reso possibile il “miracolo economico” italiano, non abbia provocato troppo in fretta l’abbandono, se non  il disprezzo, quasi fossero retaggio di un passato di povertà di cui dimenticare la memoria, dei valori e i punti di riferimento culturali e spirituali, che permettevano alle generazioni di acquisire una identità e di tramandarla. Occorre chiedersi quanto il miracolo economico non abbia finito per favorire il profondo mutamento di una visione della vita e del mondo, e delle relazioni umane, assieme alla gerarchia stessa dei valori, lasciando la persona con l’illusione di una felicità terrena acquisita per sempre e dell’incubo di una povertà lasciata alle spalle anch’essa per sempre.

Davanti al crollo di un sistema economico non solo italiano, ma mondiale, il turbocapitalismo neoliberista che vive di profitti e in funzione esclusiva del profitto, chi prima ha potuto salire la china e cambiare vita, per sé e per i propri figli, oggi si divorato dallo stesso sistema che lo aveva prima favorito, come davanti a qualcosa di cannibalesco e senza pietà. Si vede davanti al fantasma della bancarotta, del fallimento, della perdita della casa, della disoccupazione, della pace, forse anche della famiglia… E c’è chi vede nel suicidio l’unica via di uscita.

Forse siamo giunti ora nella parte più spaventosa di questa crisi. O forse dobbiamo ancora arrivare. Ma è giunto il momento di invertire la rotta. Non si può risolvere la crisi del mondo stampando buoni del tesoro. La crisi sta altrove. Occorre ricostruire un nuovo modello di umanità. Occorre una nuova visione del mondo. E’ ora di metter mano all’aratro, e non c’è tempo da perdere. Non si può attendere che passi la crisi economica.

Potrebbe essere già troppo tardi

(E.C.)

_____________________

La lunga scia dei suicidi della crisi 

fonte: http://www.adnkronos.com/

La carcassa bruciata di un’auto: per molti la morte è l’unica soluzione

 

Cresce la lista degli  imprenditori e disoccupati che, strozzati dai debiti, decidono di togliersi la vita

Si è ucciso con un colpo alla testa venerdì scorso a Mamoiada (Nuoro) perchè era stato costretto a licenziare i suoi due figli. L’imprenditore, 55 anni, è solo l’ultima vittima della crisi: sono molti i casi di imprenditori e disoccupati, gravati dai problemi economici, che hanno compiuto gesti estremi. Ecco i precedenti.

-24 APRILE: Diego Peludo, imprenditore di 52 anni, si lancia dall’ottavo piano della sua abitazione situata in via Cilea, nel centro del Vomero, quartiere collinare di Napoli.

– 22 APRILE: Un artigiano edile di Bosa, 52 anni, si suicida perchè dopo aver perso il lavoro non riusciva a mandare avanti la famiglia. L’uomo aveva chiesto aiuto anche al sindaco. I motivi del gesto lasciati in un messaggio: «Scusatemi, ma forse non è solo colpa mia».

– 13 APRILE 2012: A Donnalucata, nel ragusano, un imprenditore agricolo in difficoltà a causa della crisi economica si suicida impiccandosi. L’uomo di 28 anni, titolare di impianti serricoli, lascia moglie e due figli. Il cadavere viene ritrovato dal padre, che avverte i carabinieri.

13 APRILE 2012: Un imprenditore, la cui azienda è in crisi, tenta di uccidersi sparandosi un colpo di fucile in piazza a Montecchio Maggiore (Vicenza).

– 12 APRILE 2012: Un agricoltore di 53 anni si uccide ad Altivole, in provincia di Treviso, perchè non in grado di coprire una serie di debiti che gravavano sulle sue spalle. La crisi e un’annata di siccità, che avrebbe compromesso il raccolto, le cause del drammatico gesto.

– 9 APRILE 2012: Una donna di 32 anni disoccupata tenta il suicidio perchè non riusciva a trovare un lavoro in provincia di Asti.

– 5 APRILE 2012: Un artigiano edile cinquantatreenne viene trovato morto, impiccato, all’interno di una abitazione che stava ristrutturando, nel centro di Savona. Sono i colleghi a scoprire il corpo senza vita.

– 21 MARZO 2012: A Crispiano, in provincia di Taranto, un uomo di 60 anni, disoccupato da due anni e invalido civile, a causa dello sconforto per le precarie condizioni economiche, si rinchiude nello sgabuzzino della propria abitazione e tenta il suicidio impiccandosi. La moglie, non vedendolo più in casa e notando la porta del ripostiglio chiusa a chiave, si preoccupa e telefona ai carabinieri e tra grida e lacrime chiede il loro aiuto. Grazie all’intervento dei carabinieri e del personale del 118 l’uomo viene salvato.

– 20 MARZO 2012: Un uomo di 53 anni, residente in provincia di Belluno, a Sospirolo, viene trovato senza vita, impiccato, in una baracca dietro alla sua abitazione. Da qualche tempo era in difficoltà economiche non riuscendo a incassare alcuni crediti. Il gesto estremo è maturato dopo che l’uomo è stato multato e si è visto sequestrare l’auto per guida senza patente.

– 15 MARZO 2012: Una donna di 37 anni tenta il suicidio per aver perso il lavoro in provincia di Lucca. La vittima ingerisce del liquido per sgorgare gli scarichi, un prodotto fortemente tossico, e finisce in ospedale.

– 9 MARZO 2012: Un commerciante di 60 anni, in provincia di Taranto, durante la notte si toglie la vita impiccandosi in contrada ‘Ciaurrò, nella Marina della cittadina jonica. La causa del gesto è da attribuirsi a problemi di natura economica.

– 9 MARZO 2012: Un falegname di 60 anni si toglie la vita a Noventa di Piave (Venezia) per motivazioni riconducibili a problemi di carattere sia economico che personale. L’uomo lascia una lettera prima di compiere il folle gesto con una corda recuperata in azienda.

– 27 FEBBRAIO 2012: A Verona un piccolo imprenditore edile, dicendo di vantare crediti con vari clienti per circa 34mila euro, si presenta in banca chiedendo un prestito di 4mila euro. L’uomo, un 50enne titolare di un’impresa edile, vistosi negare il prestito dalla sua banca, verso cui era già debitore, esce dalla filiale e si cosparge di alcol tentando il suicidio . I carabinieri della Compagnia di Verona, intervenuti sul posto lo salvano.

– 26 FEBBRAIO 2012: Un imprenditore si toglie la vita impiccandosi nel capannone della sua ditta, in provincia di Firenze. Il cadavere viene trovato dai famigliari. All’origine del gesto le preoccupazioni dell’uomo, 64 anni, per la crisi economica che aveva investito la sua azienda: questo il senso del messaggio lasciato dall’imprenditore in un biglietto ritrovato accanto al corpo. L’uomo si impicca con una corda a una trave del capannone.

– 21 FEBBRAIO 2012: Un piccolo imprenditore trentino, oppresso dai debiti, cerca di suicidarsi gettandosi sotto un treno merci, nei pressi della stazione ferroviaria di Trento. Viene salvato dal tempestivo intervento di agenti.

– 15 FEBBRAIO 2012: A Paternò, in provincia di Catania, un imprenditore 57enne si uccide impiccandosi in preda alla disperazione a causa dei debiti della sua azienda. Il cadavere viene rinvenuto in un capannone in un deposito di proprietà della ditta della quale era titolare.

– 12 DICEMBRE 2011: Un imprenditore si suicida per problemi economici a Vigonza, nel padovano. Prima di uccidersi con un colpo di pistola nel suo ufficio lascia un biglietto sulla scrivania con scritto: «Perdonatemi non ce la faccio più». Soffriva perchè costretto ad accettare la cassa integrazione per i suoi dipendenti a causa di mancanza di liquidità.

10 FEBBRAIO 2011: Un commerciante si toglie la vita impiccandosi nel suo negozio situato al centralissimo corso Umberto a Napoli. è il figlio a fare la tragica scoperta. Prima di suicidarsi l’uomo lascia un biglietto ai suoi famigliari: «Perdonatemi, non ce la faccio più».

– 13 SETTEMBRE 2010: Troppi debiti. Questa la motivazione che spinge un imprenditore 57enne a bruciare nella notte, a Firenze, il ristorante che gestiva da tre anni, e poi a togliersi la vita impiccandosi nel gazebo esterno al locale. L’uomo, secondo quanto emerso, aveva uno scoperto di 18mila euro in banca. Prima di compiere il tragico gesto, invia degli sms ai suoi collaboratori, scrivendo: «Mi avete ammazzato con le vostre pretese, non riceverete più una lira, addio, arrangiatevi». L’imprenditore doveva ai suoi dipendenti degli stipendi arretrati.

– 2 MARZO 2010 – Un imprenditore si suicida a Camposampiero, nel padovano, per le difficoltà della sua azienda.

__________________

SECONDO RAPPORTO EURES

La crisi economica e l’allarme suicidi

Sono 192 le persone che si sono tolte la vita tra i lavoratori in proprio; 144 tra imprenditori e liberi professionisti

fonte: http://www.corriere.it/

MILANO – È stata una strage nel 2010 tra disoccupati e imprenditori e lavoratori autonomi che si sono tolti la vita: una media di due al giorno. Lo dice l’Eures nel suo secondo rapporto sui suicidi. Sono stati 362 i disoccupati suicidi, contro i 357 dell’anno precedente che già rappresentavano una forte impennata rispetto ai 270 suicidi accertati in media del triennio precedente (rispettivamente 275, 270 e 260 nel 2006, 2007 e 2008), confermando la correlazione tra rischio di suicidio e integrazione nel tessuto sociale, evidenziando come molto alto risulti il rischio sia correlato all’impatto della crisi.
LAVORATORI – Più in dettaglio nel 2010 si contano 192 vittime tra i lavoratori in proprio (artigiani e commercianti) e 144 tra gli imprenditori e i liberi professionisti (sono state 151 nel 2009), costituite in oltre il 90% dei casi da uomini, confermando come tutte le variabili legate a fattori materiali presentino indici di mascolinità superiori a quello già elevato rilevato in termini generali. Tra i disoccupati la crescita riguarda principalmente coloro che hanno perduto il lavoro (272 suicidi nel 2009 e 288 nel 2010, a fronte dei circa 200 degli anni precedenti), mentre meno marcato appare l’incremento tra quanti sono alla ricerca della prima occupazione (85 vittime nel 2009 e 74 nel 2010, a fronte delle 67 in media nel triennio precedente).
GENERAZIONI – Non appare quindi fuori luogo sottolineare – dice l’Eures – come nel 2010 la disoccupazione abbia colpito la popolazione della fascia 45-64 anni più di altre, con un +12,6% (+13,3% nella fascia 45-54 anni e +10,5% in quella 55-64 anni), a fronte di una crescita complessiva dell’8,1%. Ed è proprio in questa fascia che si concentra il problema dei cosiddetti «esodati». Si pensi che le stime più ottimistiche parlano di 65.000 lavoratori, mentre c’è chi stima pessimisticamente 350.000 individui. Con le conseguenze che si possono immaginare. Consistente, tra il 2008 e il 2010, anche l’aumento dei suicidi tra gli over64 (+6,6%), nella fascia 18-24 (+6,5) e, in misura inferiore, in quella 25-44 anni (+2,3%). Più in generale si conferma la correlazione diretta tra età e «propensione al suicidio», con un indice pari a 8,5 suicidi ogni 100 mila abitanti tra gli over64, a 6,6 nella fascia 45-64 anni, a 4,6 in quella 25-44, a 2,6 nella fascia 18-24 ed a 0,2 tra i minori.
DA SOLI – – Tra le fasce della vulnerabilità ormai al centro dell’analisi sociologica e dell’osservazione empirica, sono i separati e i divorziati (entrati a pieno titolo tra i «nuovi poveri»), a registrare l’indice di rischio suicidario più alto tra tutti i gruppi osservati. Nel 2010 si contano infatti 33,8 suicidi ogni 100 mila abitanti separati o divorziati (66,7 tra gli uomini a fronte di 11,8 tra le donne), seguiti dai vedovi (8,6, che sale a 35,5 tra gli uomini a fronte di 3,6 tra le donne) e, con ampio scarto, dai coniugati (4,2, che sale a 6,7 tra gli uomini a fronte di 1,6 tra le donne) e da celibi e nubili (4,1). Tale dinamica sembra legarsi in primo luogo alla maggiore tendenza al suicidio dei soggetti che si trovano ad affrontare la vita da soli, ma anche alle forti difficoltà economiche che possono colpire gli uomini separati e divorziati, in presenza di sentenze che impongono condizioni materiali (assegnazione della casa coniugale, assegno di mantenimento) superiori alle loro effettive possibilità. Il rischio suicidario è poi alto tra gli stranieri, dice ancora l’Eures. Negli ultimi 5 anni i suicidi tra gli stranieri sono aumentati del 31,3% (da 201 nel 2006 a 264 nel 2010) e la loro incidenza è passata dal 6,6% all’8,7%, risultando l’indice di rischio suicidario (ogni 100mila abitanti) superiore a quello registrato tra gli italiani (pari, rispettivamente, nel 2010, a 6 tra i primi a fronte di 5 tra i secondi).
_____________

 

Crisi, tasso dei suicidi come nella Grande Depressione: +20% in pochi anni

fonte: http://www.adnkronos.com/Roma, 30 apr. (Adnkronos Salute) – Il tasso di suicidi segue la curva dell’andamento economico di un Paese. Dunque il bollettino di guerra che al caso del portinaio di Napoli, che si è tolto la vita dopo aver ricevuto la lettera di licenziamento, affianca quello dell’imprenditore che si è ucciso in Sardegna, non sembra destinato a fermarsi. Agli allarmi della Cgia di Mestre, che parlano di 23 suicidi di imprenditori a causa della crisi dall’inizio dell’anno fino a metà aprile in Italia, fa da contraltare l’ultimo studio in materia, pubblicato dai Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) Usa: il tasso di suicidio, in generale, “sale e scende in connessione con l’economia. E il record negativo negli Usa si è registrato, non a caso, con la Grande Depressione: +22,8% in quattro anni”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Maurizio Pompili, responsabile del Servizio di prevenzione del suicidio dell’ospedale Sant’Andrea di Roma. Insomma, il parallelismo fra la situazione odierna e quella della Grande Depressione non sarebbe solo una fantasia. “Il problema è che i fallimenti ci sono sempre stati, ma ultimamente le notizie delle morti hanno una cadenza allarmante. Emerge una particolare fragilità”. L’esperto mette in guardia sul rischio emulazione, in gergo ‘effetto Werther’. “Il suicidio non sia considerato una soluzione”, dice Pompili, sollecitando interventi mirati.Lo studio americano, pubblicato sul ‘Journal of Public Health’, indaga l’impatto dei cicli economici sul tasso di suicidi dal 1928 al 2007 negli States, e ha messo in luce la più forte associazione proprio nelle persone in età lavorativa, ovvero dai 25 ai 64 anni. “Sapere che i suicidi aumentano in fase di recessione e crollano in periodi di espansione economica evidenzia la necessità di ulteriori misure di prevenzione di questo gesto proprio quando l’economia si indebolisce”, afferma Mercy James, direttore ad interim del Cdc’s Injury Center’s Division of Violence Prevention. “Si tratta di un dato importante per i responsabili politici e per coloro che lavorano per prevenire il suicidio”, evidenzia James.Secondo lo studio Usa “il tasso di suicidio in generale – ricorda Pompili – è aumentato nelle fasi di recessione”, come la Grande Depressione (1929-1933), la fine del New Deal (1937-1938), la crisi petrolifera (1973-1975), e la Double-Dip Recession (1980-1982), ma crolla sia in occasione della Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) che nel più lungo periodo di espansione (1991-2001), in cui l’economia ha registrato una crescita rapida e una bassa disoccupazione. Negli Stati Uniti insomma, dati alla mano, il maggiore aumento del tasso di suicidi si è verificato con la Grande Depressione (1929-1933), salito dal 1928 al 1932 del 22,8%. Altro record, ma al contrario, si è registrato nel 2000. E in Italia? I numeri non lasciano prevedere nulla di buono: tra il 2008 ed il 2010, segnala la Cgia di Mestre, i suicidi per motivi economici sono aumentati del 24,6%, mentre i tentativi di suicidio, sempre legati alle difficolta’ economiche, sono cresciuti del 20%. “Si tratta di dati credibili, che però vanno esaminati con cautela, considerando che in Italia si contano circa 4 mila suicidi l’anno e che il legame economico non e’ sempre cosi’ univoco: possono esserci motivazioni – riflette Pompili – che non vengono a conoscenza delle forze dell’ordine. Preoccupano comunque le notizie ‘in serie’ che arrivano dalla cronaca, relative a persone che si tolgono la vita: e’ importante cercare di mettere un freno all”effetto emulazione’, e sottolineare che questa decisione non deve essere considerata come una soluzione”. Ecco perché, secondo Pompili, “a fronte dei tanti tagli annunciati dal Governo, è fondamentale un intervento mirato e preventivo. Perche’ la ricerca ha dimostrato che anche piccoli investimenti possono influire positivamente, dal punto di vista della prevenzione”. Un’idea condivisa dagli esperti americani. “I problemi economici possono avere un impatto su come le persone guardano a se stesse e al loro futuro, ma anche sui rapporti con famiglia e amici. Insomma, le recessioni possono anche alterare intere comunita’”, spiega Luo Feijun, economista dei Cdc e autore principale dello studio. Secondo gli esperti Usa è bene studiare strategie preventive, come un sostegno sociale mirato e servizi di consulenza ad hoc per chi perde il lavoro o la casa, e aumentare l’accessibilità dei servizi di prevenzione.

 

Recommended Posts

Nessun commento pubblicato


Aggiungi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *