Commento al vangelo della V domenica di Pasqua Anno A (2023)
La prima lettura ci mostra una chiesa che cresce ogni giorno, piena di energia, con una forte carica missionaria e una grande carità.
È una chiesa molto diversa da quella nostra, in Italia e in Europa, dove Dio sta scomparendo e troppi cristiani si stanno abbandonando alla rassegnazione.
Tuttavia, anche la chiesa degli inizi visse momenti di crisi. Essa stava crescendo ma soffriva di disorganizzazione. C’era malumore fra i cristiani di origine pagana perché le loro vedove erano assistite con minore attenzione rispetto alle vedove degli ebrei.
Gli stessi apostoli cominciavano a trascurare la predicazione del vangelo per occuparsi di questioni organizzative. Il problema verrà risolto con l’istituzione dei diaconi, i quali si occuperanno dell’assistenza ai poveri mentre gli apostoli potranno dedicarsi nuovamente, a tempo pieno, all’annuncio del vangelo.
La chiesa degli apostoli ha appena scongiurato il rischio di non parlare più di Gesù Cristo e di diventare una sorta di agenzia di servizi sociali. Ma una chiesa che si occupasse solo del sociale, o di intrattenimento, e non annunciasse più il vangelo, sarebbe una Chiesa che ha perso lo Spirito Santo. Non avrebbe più ragione di esistere.
La chiesa degli apostoli, però, è una chiesa che nonostante le sue fragilità ha pregato insieme, ha cercato insieme le soluzioni e non cedette alla divisione. Essa si è messa in ascolto della parola di Dio la quale, quest’oggi ci dice: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede…».
Davanti alle difficoltà e alla tentazione dello scoraggiamento, quando sembra di aver perso la strada e di non trovare la direzione, Gesù ripete alla sua chiesa, a noi: «Io sono la via, la verità e la vita». Chi rimane in Cristo cammina con un passo certo, non si perderà, riceve da Dio ispirazione e sapienza e trova la vita vera.
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