“Il vangelo brilla di una luce propria. Ma brilla anche della santità di chi lo annuncia“
Commento al vangelo della XII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
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Nel capitolo del vangelo che stiamo leggendo, Gesù invia gli apostoli in missione. Si tratta della loro prima esperienza da evangelizzatori. C’è in loro un misto di entusiasmo e timore, di speranza e preoccupazione per le reazioni che la gente potrebbe avere davanti al loro ministero.
Istruendoli e preparandoli, Gesù dirà per ben tre volte: “non abbiate paura”. Non è il solito incoraggiamento, dato a tutti, a non abbattersi davanti alle difficoltà della vita. È un avvertimento per chi si appresta ad annunciare formalmente il vangelo, oppure, secondo la chiamata di tutti i battezzati, di esserne testimonianza attiva con la vita. Non abbiate paura degli uomini, dei loro giudizi o del loro status sociale né delle intimidazioni o delle porte chiuse che potrete incontrare. Non abbiate paura delle avversità e neanche delle persecuzioni vere e proprie. La persecuzione, se viene, fa parte del mistero del Regno di Dio ed è la prova della vostra fedeltà a Dio. Non è possibile annunciare il vangelo senza incontrare avversità. D’altra parte, la prima volta che Gesù fece il suo annuncio nella sinagoga di Nazareth, i presenti stavano per buttarlo giù da un precipizio.
Ma se è vero che neanche un passero cade dal cielo senza che il padre celeste ne sia a conoscenza e ne abbia compassione, “considerate che voi valete più di tutti i passeri che volano nel cielo”, dirà Gesù. L’amore con cui Dio vi ama è più grande di tutto. Voi, piuttosto, rimanete nell’amore di Dio.
Gesù vuol far capire che le paure degli apostoli, e quelle nostre oggi, tradiscono una certa debolezza della fede. Il cristiano che testimonia il vangelo è sempre assistito dalla potenza di Dio e dall’ispirazione dello Spirito Santo, anche e soprattutto nelle avversità.
La verità è che, chi vorrà credere nel vangelo, troverà sempre la ragione per guardare oltre i limiti umani di chi lo annuncia, perché il vangelo brilla di una luce propria, celeste, divina, anche se brilla anche della santità di chi lo annuncia. Ma in ultima analisi, essa possiede una sua verità propria (è verità in sé stessa). Chi, invece, non vuole credere, o non vuole assumersi le responsabilità che la vita cristiana comporta, troverà sempre una scusa, uno scandalo, un giudizio con il quale sentirsi nel diritto di auto assolversi o auto-esonerarsi dall’obbligo di fare ciò che il vangelo chiede: cambiare vita e vivere secondo gli insegnamenti di Gesù.
Davanti alle difficoltà della missione, il vangelo va annunciato, sempre e comunque, in ogni situazione, favorevole o no. Gesù chiede di non aver paura perché, una volta annunciato, nessuno potrà mai fermare la sua corsa, “poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto”. Come le sorgenti sotterranee di acqua scavano nella roccia per trovare la strada verso la luce, così il vangelo troverà la strada, in mezzo alla nebbia del mondo per arrivare in superficie e illuminare tutto con la sua luce. Questo deve insegnarci che non bisogna mai scoraggiarsi.
“Il vangelo va annunciato, sempre e comunque, in ogni situazione, favorevole o no. Una volta annunciato, nessuno potrà mai fermare la sua corsa“
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