La vicenda tragica di due donne e la tenerezza di Gesù

La tenerezza di Gesù non è mai astratta. Scende nelle ferite più profonde di ogni uomo e donna, dentro le loro storie, le loro lacrime e disperazione. Ogni gesto di amore di Gesù è una sfida al “politicamente corretto” che ci vuole un po’ generosi ma sempre chiusi nello spazio della nostra tranquillità. Ogni gesto di tenerezza di Gesù è cucito su misura su ogni singola persona“.

Commento al vangelo della XIII domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Per le letture bibliche vai QUI.

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Mi ha sempre emozionato questo racconto. Non per i due gesti di guarigione, esercizio della potenza di Dio in sé, ma per il contesto e per i dettagli del racconto. Rileggendo il racconto abbiamo modo di scoprire che nessun gesto di amore di Gesù è astrato, generico, una misura unica per tutti. Ogni gesto di tenerezza di Gesù è cucito su misura su ogni singola persona, con la sua storia, le sue lacrime e le sue ferite specifiche.

Sono due situazioni diverse. C’è una ragazza ha appena cominciato a vivere, raggiungendo l’età del matrimonio, che allora era fissato a 12 anni. Invece di vedere sbocciare una vita, la ragazza muore. C’è la disperazione del padre che non si dà pace all’idea di dover seppellire la propria figlia. Altrove, c’è una donna che vive tra le sterpaglie appena fuori dal villaggio. È malata. Soffre di emorragia da 12 anni. È malata nel suo essere donna. Non ha conosciuto l’esperienza della ragazza che sboccia e fiorisce. La sua malattia è considerata gravemente contagiosa. Non può entrare a contatto con le persone, per non contaminarle, rendendole impure secondo la legge di Mosè e provocando la loro estromissione dalla vita sociale.

Non siamo nati per la morte, né per la sofferenza. E Dio non accetta che il destino dell’uomo sia la sofferenza, nemmeno come prova di fede. La prima lettura proclama: “Egli ha creato tutte le cose perché vivano. Le creature sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte”.

In entrambe le situazioni, vince la tenerezza di Gesù. Egli prende la mano della ragazza morta e le restituisce la vita. Egli accoglie l’untore, si fa toccare da essa, non ha paura della legge che condanna. Gesù si lascia toccare. Gesù si lascia “spalmare” addosso l’unzione dell’impurità della donna. La raccoglie, la fa sua e lo fa per restituire a tutte le donne la loro condizione di bellezza nel disegno della creazione. Entrambe le donne vengono restituite alla vita. Viene restituita loro il dono del loro essere donna.  

Il Vangelo è un annuncio di salvezza in Cristo e un monito alla compassione verso la sofferenza umana, tutta la sofferenza. È un invito ad andare oltre gli schemi di giudizio comuni e a fare della tenerezza lo stile della vita cristiana. Con la carità, la sofferenza di molte persone potrà essere alleviata o guarita e la dignità umana restituita.

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