“L’attesa del ritorno di Cristo dovrebbe essere la più grande spinta che muove l’intera nostra esistenza. Eppure, molti lo attendono con la stessa noia di chi aspetta, sotto la pioggia, il numero dell’autobus per andare al lavoro”.
Commento al vangelo della XXXII domenica del Tempo Ordinario – Anno A
Ascolta il vangelo in formato audio QUI.
*
Ai tempi di Gesù, nel giorno di un matrimonio, era tradizione che la sposa aspettasse nella casa dei genitori l’arrivo dello sposo. Assieme a lei vi erano le vergini, ossia le damigelle. L’arrivo dello sposo alla casa della sposa, con tutto il corteo, avveniva al tramonto, quando lo sposo andava a prelevare la sposa e portarla a casa sua. Le damigelle facevano tutto il corteo di ritorno.
Poteva capitare che le trattative sulla dote o su altri argomenti fossero talmente lunghi che lo sposo tardava, arrivando con diverse ore di ritardo. Questo accendeva l’ansia e una forte attesa da parte della sposa e delle damigelle. Per questo, le damigelle della sposa dovevano avere olio a sufficienza per alimentare le loro lampade non solo finché lo sposo fosse arrivato ma per poi fare il corteo verso la casa dello sposo.
È da a questa tradizione che Gesù si ispira per la sua parabola. Le vergini stolte, quelle che non hanno portato le scorte di olio, sono immagine di tanti cristiani che vivono la loro fede sonnecchiando e senza entusiasmo, oppure accontentandosi di fare il minimo e indispensabile per credere di salvarsi. Manca… l’ansia dell’attesa del ritorno dello sposo, Gesù.
Oggi, nel cuore di troppi cristiani questa lampada, ovvero la fiamma della fede, si sta spegnendo, e il fatto che già da qualche generazione, la fede non è più trasmessa in modo “naturale”, all’interno della famiglia, per via generazionale, significa da tempo stiamo vivendo di rendite, cioè dell’olio che è rimasto nel fondo della lampada, mentre le scorte si sono quasi esaurite.
Uno scrittore e giornalista ateo del ‘900 scriveva, non senza torto: “I cristiani sembrano aspettare la venuta finale di Cristo e la risurrezione dei morti con la stessa noia con cui un impiegato aspetta, sotto la pioggia, ogni mattina, il numero del suo autobus per andare al lavoro”.
Noi tutti abbiamo una responsabilità in questo avanzare dell’oscurità, giacché a ciascun battezzato è stato dato il dono della fede, ossia la lampada accesa ma anche le scorte di olio a cui poter attingere. Nel simbolismo della parabola, le scorte di olio sono l’insieme di tutti i doni e carismi con i quali santificare non solo le nostre vite ma il mondo e tornare ad annunciare Gesù. Tra questi doni vi è La speranza, ossia il motore che accende la nostra vita e la trasforma in una potente, gioiosa e operosa attesa del ritorno finale di Cristo.
Ma noi, siamo pronti ad entrare a questa festa? Abbiamo le nostre scorte di olio per accendere le nostre vite e quelle degli altri della luce della grazia di Dio? Siamo pronti al compimento del Regno?
Nessun commento pubblicato