C’è un aspetto della visita di Papa Francesco in Sudamerica poco raccontato dai media occidentali. La presenza del Capo della Chiesa infatti, al di là degli incontri ufficiali e delle parole di benvenuto, ha di fatto evidenziato l’enorme distanza esistente a volte tra l’anelito di equità cercato delle popolazioni e l’effettiva possibilità di manifestare il proprio pensiero.
Francesco ha sottolineato con forza l’errore di un sistema basato sul profitto:“Il futuro dell’umanità è nelle mani dei più umili – ha detto – nella loro capacità organizzare e nella ricerca collettiva delle tre T: Terra, Tetto, lavoro (Trabajo, in spagnolo)”. Allo stesso tempo, ha sottolineato con forza: “E Gesù si rivolge ancora una volta a parlarci e dice ‘Non c’è bisogno di escluderli, date loro voi stessi da mangiare. Niente più scarti!”. Lo ha fatto ad esempio in Bolivia, in un incontro a Santa Cruz de la Sierra, chiedendo ai movimenti popolari costituiti da artigiani, contadini, operai e indigeni di “combattere contro il sistema che impone profitti a ogni costo”.
Parole sottolineate dagli applausi della folla e dai sorrisi delle autorità. Ma questo discorso che esalta le sfide dei movimenti di lotta sociale, in realtà non è particolarmente gradito a chi comanda. Certi temi, meno si affrontano e meglio è. Lo si è visto da come sono state bloccate alcune possibili espressioni di dissenso, proprio dei movimenti popolari. In occasione dell’arrivo in Paraguay, ad esempio, è stata vietata l’esposizione di striscioni che riguardassero temi sgraditi: niente riferimenti ai contadini senza terra, nessuna possibilità di sottolineare le lotte sociali. Persino il dibattito sull’aborto – sia dei gruppi favorevoli come di quelli contrari – non è stato permesso. Altro che libertà di pensiero, altro che occasione per evidenziare i grandi problemi della società sudamericana. L’ordine è stato: non parlare. Uno schiaffo per coloro che condividono le idee del Papa sul cambiamento di cultura e mentalità, sulla necessità del dialogo.
Certo un atteggiamento delle autorità molto distante dalle esortazioni di Bergoglio, quando afferma: “Vogliamo un vero cambiamento, un cambiamento delle strutture, di questo sistema che cerca profitto ad ogni costo e che io chiamo ‘il letame del diavolo’; non ce la facciamo più, non ce la fanno più né i lavoratori, né i contadini né la Madre Terra”. In sostanza, c’è da cambiare uno stile di vita, ed è un compito che spetta primariamente ai governi.
La protesta prova comunque a farsi sentire: contadini, lavoratori e studenti hanno annunciato manifestazioni in coincidenza della visita. Ma saranno relegati lontano dal percorso del Santo Padre, dunque anche da telecamere e visibilità. Se i media occidentali non si accorgeranno di loro, resterà un grido muto.
Unica concessione: un incontro ufficiale con alcune selezionate organizzazioni, nel secondo giorno di permanenza in Paraguay. La manifestazione, quella vera, può attendere.
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