“Contempliamo il miracolo, lasciamoci affascinare dalla bellezza del mistero. È una meraviglia di Dio tanto grande e tanto bella quanto grande e bella è la trasformazione di un embrione che diventa un piccolo essere umano nel grembo della madre“.
Commento al vangelo della XI domenica del Tempo Ordinario – Anno B
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Abbiamo ascoltato tante volte la parabola della semina e i significati dei vari tipi di terreno. Oggi vorrei che ponessimo la nostra attenzione sul miracolo del Regno di Dio che cresce dentro di noi, prima ancora di parlare di quali siano le condizioni della sua crescita. Contempliamo il miracolo, lasciamoci affascinare dalla bellezza del mistero. È una meraviglia di Dio tanto grande e tanto bella quanto grande e bella è la trasformazione di un embrione che diventa un piccolo essere umano nel grembo della madre e poi un bambino, che un giorno diventerà uomo.
Noi, noi cristiani per primi, quante volte diamo per scontato questo miracolo, quello della mano di Dio che ha scelto il nostro cuore come terreno dove seminare la sua parola. Pensiamo all’infinito amore e alla fiducia che Dio ci dà nell’affidarci questo seme.
Noi non ne siamo degni, ma lui continua a fidarsi di noi. Noi gli poniamo resistenze, e lui continua a fidarsi di noi.
Il Regno va costruito con la semina delle opere della fede. Noi siamo la mano di Dio che semina e Lui è il Seminatore. Non siamo coloro che controllano il miracolo della fioritura. Siamo umili servi, scelti da Dio con la vocazione di essere suoi strumenti, per seminare le buone opere e diffondere il Regno di Dio con la nostra vita.
Non siamo noi che scegliamo la dimensione del seme e la grandezza del Regno e della sua espansione non dipende dalla nostra bravura ma è dono di Dio. Noi siamo promotori del Regno. Il costruttore è Dio. E quando a noi un’azione sembra non valere la pena perché troppo piccola e fuori dai criteri di “successo” secondo il mondo, scopriamo quanto grande possa essere il frutto o l’albero nato dal più piccolo dei semi. Questa è la gioia del discepolo.
San Paolo, nella seconda lettura ci esorta: “Fratelli, sempre pieni di fiducia … camminiamo … nella fede. … e ci sforziamo di essere a lui graditi. Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male”.
Facciamo in modo che da Dio riceviamo “in bene”, dopo aver vissuta una vita “nel bene del Signore”.
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