Questa mattina facevo
una considerazione.
Si fa pesare molto
alla chiesa di non sapere
più come raggiungere
gli uomini e le donne
del nostro tempo.
Non tutto quello
che le si accusa è vero,
ma che vi sia una crisi
di comunicazione del
vangelo e dei linguaggi
della fede, è vero.
Il fatto è che i cristiani,
quelli più sensibili e sinceri
d’animo ne sono già fin troppo
coscienti e sono i primi
a soffrirne.
Voglio dire: ma davvero,
quale cristiano (vero)
avrebbe a cuore disprezzare
e allontanare la gente
dalla possibilità di fare
l’esperienza di sentirsi
amati da Dio?
Si, è vero che di persone così
ce ne sono nella chiesa
(quanto è vero che ce ne
sono anche fuori),
ma non so fino a che punto
si possono chiamare cristiani.
Non credo che l’esperienza di
Dio sia la loro priorità.
A quelli, però, che sentono
il peso di non saper più
come parlare alle domande,
alle speranze e alle sofferenze
dei giovani e di tutti
gli uomini e le donne
del nostro tempo,
parole come quelle di
S. Francesco di Sales
suonano come una medicina:
“Non parlare di Dio
a chi non te lo chiede,
Ma vivi in modo tale che
gli venga il desiderio
di chiedertelo”.
E vorrei di aggiungere:
non permettere a nessuno
di farti sentire in colpa
se sei in pace con
la tua coscienza, perché
sai che stai facendo
il possibile con le risorse
che possiedi.
Si, dobbiamo rinnovare
i nostri linguaggi
e comunicare
l’esperienza della fede.
A piccoli passi
si possono raggiungere
grandi distanze.
Fa ciò che ti è
possibile ora.
Ma fallo per fede.
Fallo con amore.
Fallo per amore.
All’impossibile ci
penserà Dio.
Nessun commento pubblicato