Gesù Cristo è uno e uno solo. Non ve n’è uno per i vari gusti. Il suo Vangelo è uno. Porta un messaggio di salvezza, di liberazione, di gioia e speranza, ma chiede ad ogni cuore la conversione, cioè un radicale cambiamento dello stile di vita. Il modello è lui. Le orme da seguire sono le sue.
Quando camminiamo professandoci cristiani ma lasciamo per terra un orma più grande del Maestro, non siano suoi discepoli. Se l’ombra che proiettiamo è più grande del Maestro, non siamo …suoi discepoli. Finiamo per inglobare Cristo dentro le nostre orme, dentro la nostra ombra.
Saremo credenti. Saremo praticanti, saremo impegnati in Chiesa, o “vicini alla Chiesa”, ma non siamo discepoli.
Il suo Vangelo è chiaro: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita”.
Il discepolo è colui che per Cristo e la diffusione del suo Vangelo sarebbe disposto a dare la vita, e non chiederebbe a Gesù di dare ancora la sua vita per salvare la propria. “Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà.”
La luce più grande che sprigiona dal Vangelo è quella di Gesù, che continua a morire per noi, dando la sua vita, perché noi possiamo avere la vita… ma la vita vera.
“Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.
Per “questo” Cristo – non un Cristo asservito alle nostre ragioni – vale la pena dare la vita. Perché la ricompensa è la pienezza dell’Amore.
E.C.
(da un ritiro predicato ad un incontro di Superiori Generali di istituti religiosi femminili – 2006)
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