Può Gesù allontanare dalla fede?

Abbiamo sbagliato a pensare che l’unica missione di Gesù è solo quella di portare tranquillità e protezione a noi e alle nostre famiglie. E continuiamo a sbagliare quando ci rivolgiamo a lui solo per i nostri bisogni personali. Gesù sta cercando di comunicarci qualcosa e noi non lo stiamo ascoltando. Davanti a questa dura sordità spirituale, nel vangelo sul Pane vivo disceso dal cielo Gesù arriva a provocare, lui stesso, lo scontro. Il vangelo ci rivela perché e cosa sta cercando di dirci Gesù”.

Commento al Vangelo della XXI domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Per ascoltare il vangelo vai   QUI.  

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Lo diciamo spesso: siamo legati a una immagine di Gesù che è “buono”, cioè remissivo, che perdona tutto, anche senza ravvedimento; una persona sempre dolce e rassicurante. Se non lo cerchiamo, lui comprende e ci perdona. Quando lo cerchiamo, lui deve rispondere. Perché? Perché lui è buono.

Intanto, noi, neanche con i nostri figli ci comportiamo così. Sarebbe una rovina. Secondo, sarà pure un Gesù “buono”, quello che ci immaginiamo, ma non è il Gesù dei vangeli. Non è il Gesù “cristiano”. È come il vitello d’oro degli ebrei, un Gesù fatto a nostra immagine e somiglianza. Gesù, nel vangelo di queste ultime cinque domeniche, ci sta dicendo ripetutamente che lui è “disceso dal cielo”. È disceso non per portarci pane ma per essere pane, per essere riconosciuto, accolto, adorato e mangiato come il pane che dà la vita. L’atto di discendere è uno sconvolgimento, un appello all’umanità, uno scuotimento dell’anima. Altrimenti Gesù poteva fare il buono rimanendo in cielo.

Il pane moltiplicato nel deserto doveva essere un segno. Gli ebrei, invece, ne hanno tratto un calcolo di interesse: “noi ti veniamo dietro, tu ci ripeti il miracolo del pane tutti i giorni, cioè rispondi alle nostre richieste perché abbiamo bisogno di te e noi diventiamo tuoi discepoli. In altre parole: “fa il bravo che noi ti veniamo dietro”. Questo hanno fatto gli ebrei. Questo facciamo noi da secoli. Abbiamo ribaltato il rapporto con Dio. Lui si mette a nostro servizio ne noi gli siamo riconoscenti e lo adoriamo.

Posto, così, il discorso potrebbe sembrare troppo banalizzato, perfino ingiusto. In realtà il nostro rapporto con Dio, almeno per i cristiani più seriamente alla ricerca di un modo vero per essere discepoli, non si può ridurre tutto a questa descrizione. Resta il fatto che questa descrizione mette il dito su una visione pur sempre distorta che è rimasto infiltrato, nascosto nel “sottosuolo” del nostro rapporto con Dio e ne dobbiamo prendere atto.

Tornando al tentativo messo in atto dagli ebrei, la reazione di Gesù è talmente dura che anche un gruppo nutrito di persone che erano seriamente intenzionate a rimanere con lui se ne vanno. Ma può essere che Gesù allontani le persone dalla fede anziché fare di tutto per avvicinarle? E lui che aveva parlato di andare alla ricerca della pecorella smarrita, ora nega le sue stesse parole? Non poteva usare un linguaggio più dolce e comprensivo, anziché irritare i suoi ascoltatori?

L’intento di Gesù era, ed è ancora oggi, rompere la durezza dei cuori, per ridare a Dio il primato su tutto e fare in modo che capiamo, una volta per sempre che mangiare il pane eucaristico significa trarre la forza per essere missionari del vangelo, ognuno nel proprio ambito di vita e lavoro, per parlare di Cristo a un mondo che non vuole sentirlo neanche nominare e che lo sta cancellando perfino dai libri di storia. Non solo “fare il bene”.

Quando sembra che tutto sia perduto, che fra noi e Gesù si è creato un abisso incolmabile e che non c’è speranza di essere discepoli, Pietro apre la porta che permette a Dio di esprimere tutta la sua vera misericordia: “Signore, non abbiamo capito nulla del tuo discorso ma io sento, nel profondo del mio cuore, che ci parli di qualcosa di profondo e che riguarda la nostra ricerca di noi stessi e di Dio che sta in cielo”.

Quello di Pietro è un dono dello Spirito, quello della capacità di un “sentire interiore” che gli permette di percepire la verità profonda della persona di Gesù e, attraverso di lui, la verità su di lui. E questo vale per tutti noi.

Gesù non sta cercando di allontanare dalla fede. Sta cercando di suscitarla. Una fede rinnovata, coraggiosa, adatta ai tempi che viviamo.  

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