Una riflessione firmata dal Postulatore della sua Causa di beatificazione di Giovanni Paolo I
di monsignor Enrico Dal Covolo
Magnifico Rettore della Pontificia Università Lateranense
Si fa un gran parlare, in questi giorni, di Giovanni Paolo I – al secolo Albino Luciani –. La gente lo chiama “il Papa del sorriso”, o anche “il Papa dei 33 giorni”, perché ha governato la Chiesa per poco più di un mese, precisamente dal 26 agosto al 28 settembre del 1978. Il 17 ottobre prossimo ricorreranno i cent’anni dalla sua nascita.
Personalmente sono molto soddisfatto della fama di santità che continua a circondare Giovanni Paolo I. Quando ero piccolo, don Albino veniva spesso a casa mia. Il fratello di mio papà, don Antonio, era suo compagno d’età e di studi. Sacerdoti tutti e due, uno (mio zio) era il preside del Seminario Gregoriano di Belluno, e l’altro (don Albino) era il vicario generale della Diocesi di Feltre e Belluno.
Mai e poi mai avrei potuto immaginare che, alcuni anni dopo, lui – don Albino – sarebbe diventato Papa, e io sarei diventato il Postulatore, cioè il promotore della sua Causa di beatificazione e di canonizzazione.
Sì, perché don Albino è Servo di Dio, è avviato all’onore degli altari. A questo punto quasi tutti mi chiedono: “E perché? Per quale motivo papa Luciani sarà santo?”. E io rispondo così: “Perché è il classico esempio del buon pastore che ha dato la vita per il suo gregge”. E tutto questo nell’umiltà (humilitas era il suo motto) e nella semplicità di ogni giorno.
Faccio solo un esempio. Era diventato ormai patriarca a Venezia, e quando era invitato a mangiare da qualche parte, non dimenticava mai di recarsi in cucina per ringraziare quelli che avevano preparato il pranzo. Questa abitudine provocava qualche volta un po’ di imbarazzo alle persone di servizio, che si trovavano improvvisamente davanti “Sua Eminenza”, mentre avevano ancora il grembiule e le mani bagnate. Durante una visita pastorale a Caorle, in una colonia estiva, successe qualche cosa di imbarazzante. Confondendo le bottiglie, gli versarono nel bicchiere dell’aceto, al posto del vino. E Luciani – che di norma beveva pochissimo – si bevve tutto l’aceto che gli era stato versato nel bicchiere, per risparmiare al suo ospite la brutta figura. Ma qualcuno si accorse dell’inconveniente: “Ma quello… quello era aceto!”, esclamò. E Luciani, tranquillo: “Sì, anche a me è sembrato aceto”.
La vera santità è fatta delle piccole cose di ogni giorno, fatte bene, con dedizione e amore. I santi ce ne danno l’esempio.
30 agosto 2012
Da ZENIT.org
1 Comment
Recentemente ho soggiornato a Canale d’Agordo, appositamente per “respirare” l’aria di un paesino scelto da Dio fra i più semplici, per elevare a Vicario di Cristo uno dei suoi abitanti. HUMILITAS. Era il motto di Papa Luciani, e sono certa che anche in Paradiso cerca di rifugiarsi in qualche angolo. Proprio per l’umiltà vissuta e raccomandata a tutti, potrebbe non concretizzarsi la tanto sospirata beatificazione dell’amato Pontefice. Se una preghiera vogliamo far salire, sia quella, al caro Don Albino, di aiutarci a seguire il Suo esempio.