(da ripetere molte volte)
Cristo…
solo Cristo…
sempre Cristo…
tutto in Cristo…
* * *
(alla fine):
nello Spirito Santo,
a gloria di Dio Padre.
Amen.
(E.C)
“(io Paolo), ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore.
Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo“.
(Fil, 3.8)
_________________________
A volte la preghiera più profonda è quella che sgorga dal cuore come l’acqua da una sorgente, con una forza propria, senza alcuno sforzo della mente, al termine di un atto di adorazione contemplativa in cui ogni occupazione mentale è messa a tacere per far posto al verbo di Dio che lentamente prende forma dentro di sé. In questi momenti brevi ma spiritualmente potenti ti accorgi che la preghiera che sgorga non è il frutto di una elaborazione mentale, una costruzione argomentativa per dire delle cose a Dio, quasi si sentisse il bisogno di ricordargli di cosa abbiamo bisogno, o, più ancora, di moltiplicare le parole credendo così di persuadere Dio alla nostra causa. In questi momenti di pura contemplazione la preghiera fluisce veloce, immediata, semplice, perfino con un’apparenza di banalità, mentre, in realtà, di banale non c’è nulla.
C’è, invece la profondità di chi, avendo sperimentato la presenza di Dio e la contemplazione del suo mistero, che è il suo essere Amore, raggiunge una preghiera che non ha più bisogno di alcuna elaborazione razionale, e quel poco di elaborazione verbale che ha serve solo a materializzare l’invocazione. Siamo ben lontani da una preghiera solo devozionale, che è pur sempre preghiera autentica ma coinvolge prevalentemente il sentimento. E’ la preghiera del cuore. Ciò che caratterizza questa forma di preghiera è l’unità interiore su cui essa è “costruita”, dentro la quale essa sgorga, una volta che la persona ha raggiunto uno stato di silenzio totale (corporeo, emotivo, mentale).
Quando si vive una esperienza di “forte” contemplazione”, non si è mai in grado di prevedere quale sarà la preghiera che sgorgherà dal cuore, improvvisa e potete. E’ sempre una sorpresa, anzitutto per chi vive questa esperienza. D’altra parte, non crediamo noi che lo Spirito dimora dentro di noi e che prega Lui stesso in noi? Non crediamo che noi siamo come un tempio in cui avviene un misterioso dialogo fra il Padre, che abita i cieli, e lo Spirito che aleggia nelle nostre profondità e che questo dialogo avviene in virtù e per i meriti di Cristo e della sua passione, morte e risurrezione?, E non crediamo che “lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio” (Rom 8,26-27).
___________________
La Preghiera iniziale era composta dalla sola invocazione “Cristo, solo Cristo, sempre Cristo, solo Cristo”, e nasceva alla fine di un tempo prolungato di contemplazione/meditazione/adorazione silenziosa in mezzo alla natura. La preghiera è sgorgata nell’assoluta semplicità di un moto interiore, senza alcuno sforzo mentale, come conclusione dell’atto contemplativo.
Il senso dell’invocazione è da intendersi che Cristo è Colui nel quale il credente instaura ogni pensiero, parola e azione della sua vita. Non nel senso che Cristo si “sovrappone” a ogni altra cosa (Cristomonismo), ma piuttosto che ogni momento della vita, anche i momenti di più sano divertimento, trovano in Cristo il loro compimento.
Il tempo di meditazione e contemplazione nella natura ha avuto le seguenti fasi, della durata complessiva di circa due ore.
Prima tempo: ingresso nella natura e stabilimento del “primo contatto” con essa, mediante un primo ascolto dei rumori percepiti.
Secondo tempo: ascolto di sé, delle proprie emozioni, dei pensieri, delle tensioni del proprio corpo (ascolto passivo).
Terzo tempo: Ascolto dei suoni della natura e primo tentativo di “sintonizzarsi” con essi, mediante lo “svuotamento di sé” e di tutte le distrazioni. Esercizi di respiri profondi per rilassare il corpo.
Quarto tempo: Lasciarsi avvolgere dai vari suoni della natura, individuandoli, uno per uno, per quietare le emozioni e la mente da ogni agitazione, resistenza e distrazione. Raggiungimento di uno stato di quiete mentale. Consolidamento di tale stato mediante l’ascolto dei suoni della natura.
Quinto tempo: Percepire, nella brezza e nello spostamento delle foglie degli alberi, il vento leggero dello Spirito che aleggia nelle proprie profondità e inabita la propria interiorità. Soffermarsi in modo prolungato in questo stato di contemplazione, rimanendo in uno stato di silenzio mentale, senza compiere alcuna operazione né mentale né verbale (neanche la formulazione di preghiere).
Sesto tempo. Cominciare a esprimere delle brevissime invocazioni allo Spirito Santo, senza articolarle in argomentazioni né in raziocini, ma facendo parlare appena il cuore.
Rimanere un ultimo tempo in silenzio (mentale, emotivo e fisico).
Alla fine di questo percorso, è sgorgata, senza alcun percorso razionale né argomentativo, ma come frutto spontaneo del cuore, la preghiera riportata sopra. Semplice, immediata, nella forma della preghiera del cuore, che è stata ripetuta, nello stato di silenzio mentale, diverse volte.
Solo in un secondo momento, avendo riflettuto e meditato sull’invocazione, l’ultima parte è cambiata. L’invocazione è diventata. così: “Cristo, solo Cristo, sempre Cristo, tutto in Cristo”, per evitare la ripetizione del “solo Cristo”.
_______________________________
La preghiera può essere recitata anche in forma litanica con queste o altre invocazioni.
Nessun commento pubblicato